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Washington Square: lo specchio della società statunitense a cavallo di due secoli

Washington Square, ultimo spettacolo di Giancarlo Sepe, ispirato all’omonimo romanzo di Henry James (pubblicato nel 1880), è nella scelta del regista «un pamphlet dedicato alla lotta delle donne americane per ottenere la parità dei diritti […] tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento».

La vicenda ruota attorno alla figura di Catherine Sloper, figlia del medico di città Austin Sloper (Federica Stefanelli): modesta, poco appariscente e apparentemente insulsa, Catherine vuole sposare a tutti i costi Morris Townsend (Guido Targetti), il ragazzo del quale è innamorata, e si oppone alla volontà del padre, fermamente contrario all’unione tra i due giovani.

La voce della protagonista è scura, sofferente, ma al tempo stesso piena di forza: la donna si ribella alle apparenze di una società patriarcale, chiusa e bigotta; due uomini al centro della storia- Austin Sloper e Morris Townsend sembrano manovrare il destino della protagonista e delle donne coinvolte, ma il “grido” di Catherine è più forte e l’unica scelta possibile, in un mondo che sembra non comprenderla, è una consapevole quanto matura solitudine.

Catherine, infatti, fa parte di un mondo da cui si sente esclusa: è circondata da donne che hanno premura di consigliarla ma risultano invadenti, si relaziona con uomini dai quali non si sente amata (primo tra tutti, il padre) e la sua autodeterminazione finisce per relegarla e nasconderla tra le scialbe pareti di una casa in cui, forse, si sente protetta e realmente autentica.

Il dramma di Catherine è al centro della scena, ma lo spettacolo è corale e l’enfasi viene sottolineata attraverso le note musicali (le musiche sono curate da Davide Mastro Giovanni e Harmonia Team): amori, lacrime, morti e coreografie, si susseguono mestamente come in una marcia funebre e sono accompagnate da un ritmo solenne, a tratti patriottico e di grande effetto.

Raffinato e particolarmente curato nei dettagli, Washinton Square si presenta come un insieme armonico di “quadretti scenici” costruiti alla perfezione: il linguaggio estetico, la gestualità dei personaggi coinvolti e le coreografie-essenziali, -ma molto curate- rivestono un ruolo predominante nella costruzione della scena.

Lo spettacolo è interpretato in lingua originale e le parole pronunciate dagli attori contano, ma restano sullo sfondo: ciò che colpisce e arriva alla pancia dello spettatore è il linguaggio scenico non verbale, l’impatto creato dai costumi, l’armonia scenica e il ritmo del gruppo di attori, scenicamente compatti e minuziosamente coordinati.

Washington Square sembra raccontare il “piccolo” mondo e le vicende di una famiglia, ma in realtà i personaggi che ruotano attorno alla storia sono lo specchio della società statunitense a cavallo di due secoli (fine Ottocento-inizio Novecento): la storia degli Sloper, con le sue contraddizioni e le prime aperture (il riferimento alle manifestazioni delle suffragette), sembra riflettere la storia e gli umori di un intero paese.

L’originale spettacolo diretto da Giancarlo Sepe è in scena al Teatro La Comunità fino al 7 maggio.

Sarah Mataloni

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Foto di copertina per gentile concessione del Teatro La Communità.

Leila Tavi

Leila Tavi is a journalist specialized in Russian Politics and Culture and PhD c. in Russian History at the University of Vienna under the supervision of Prof. Andreas Kappeler. She studied Political Science in Vienna and Rome, graduating in History of Eastern Europe at Roma Tre University, with Prof. Francesco Guida and a thesis on travel reports about Saint Petersburg by West Europeans at the beginning of the XIX Century. Previously she obtained a degree in Foreign Languages, with a specialization in German Philology at the University of Rome «La Sapienza». Her new book "East of the Danube" is coming soon.