Un sorriso senza perché alla Chiesa di Sant’Agostino a Siena: una passeggiata musicale
Il 23 agosto alle ore 21,15, Christian Schmitt e Alessandra Gentile si sono esibiti alla Chiesa di Sant’Agostino nel concerto Un sorriso senza perché, titolo che attinge da una lirica tratta dalla raccolta Ossi di seppia di Eugenio Montale: Ripenso il tuo sorriso, dedicata al ballerino russo Boris Kniaseff, del quale Montale rievoca con nostalgia una personalità candida, ma al tempo stessa meditabonda e luminosa.
Il concerto Un sorriso senza perché, inserito nel cartellone del VI Chigiana International Summer Festival, ha toccato tutte le espressività di uno straordinario strumento dagli effetti ipnotizzanti accompagnato dalle delicate note del pianoforte. L’oboista Christian Schmitt vanta una carriera da prima parte in importanti orchestre sinfoniche internazionali far cui Basilea ed è oggi un appassionato docente e un solista sempre attento all’evoluzione del suo strumento con il quale è riuscito a fondere il mistero e la potenza della musica. La pianista Alessandra Gentile, che lo ha accompagnato, è attiva come solista con molte orchestre e partner stabile di Christian Schmitt, Alessandro Cervo, Luciano Tristaino, Davide Bandieri, il LuDIAL Trio e Cord Garben. Due interpreti che hanno conquistato il pubblico presente che ha loro dedicato dieci minuti di applausi.
Come si legge nel programma dell’Accademia Chigiana, il concerto Un sorriso senza perché è stato suddiviso in tre momenti. Nella prima parte il duo si è esibito sulle note della Sonata in sol maggiore op.13 n.4 di Giovanni Battista Sammartini (1770-1775), compositore milanese settecentesco figlio dell’oboista francese (emigrato in Italia) Alexis Saint-Martin. Giovan Battista che si ritiene abbia influenzato lo stile musicale di Franz Joseph Haydn, divenne famoso come compositore di lavori sacri e, dagli anni Trenta, ebbe popolarità anche al di fuori dell’Italia, soprattutto grazie alla sua musica strumentale; infatti, scrisse un numero considerevole di sinfonie, concerti, sonate e anche lavori drammatici, fu anche docente e partecipò attivamente alla rivoluzione formale in corso nel primo Settecento nell’ambito sinfonico europeo e che portò a consolidamento del canone classico della forma-sonata.
A seguire l’Adagio e Allegro op.70 di Robert Schumann, considerato uno dei più grandi compositori della musica romantica (1810-1856), intitolato sul manoscritto originale Romanza e Allegro e originariamente scritto per il corno a pistoni (introdotto in Germania pochi anni prima,) ma già pensata e trascritta da Schumann stesso per oboe, per violino e per violoncello. “Superba, fresca e appassionata”, nelle parole di Clara Schumann, la melodia del suo Adagio ricorda, per ampiezza ed eloquenza, l’enorme campata cantabile dell’Adagio sostenuto della Seconda Sinfonia. Nel suo Allegro, “Rasch und feurig” (rapido e con fuoco), per quanto trascinante ed euforico, si apre però, improvvisamente, uno spazio cantabile in un Intermezzo che si ricollega alla grande melodia dell’Adagio.
Ha chiuso la prima parte del Concerto la trascrizione strumentale dell’aria da concerto “Ah se in ciel benigne stelle” K. 538 di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), che fu originariamente scritta per soprano e che ha mantenuto intatto il fulgore della sua agile parte vocale, melodica e virtuosistica al tempo stesso permettendoci di curiosare fra i segreti del laboratorio mozartiano. Tre grandi compositori che i due artisti hanno interpretato con grande maestria.
Nella seconda parte siamo stati accompagnati alla scoperta di compositori meno noti, a partire dal romantico Morceau de salon op.228 di Johann Wenzel Kalliwoda, violinista, direttore e compositore ceco ottocentesco, che secondo le testimonianze fu amato dallo stesso Schumann. Hanno seguito la Sonatine pour Jaqueline op 21, nei movimenti Moderato – Frei – Allegro giocoso di Dirk-Michael Kirsch, oboista e compositore tedesco classe 1965 e il primo e secondo movimento (Cantilene e Caprice) della Sérénade di André Jolivet (1905-1974), compositore francese con una visione “spirituale” della musica, cui riconosceva un originario e antico potere incantatorio. Ugualmente attratto dalla poetica musicale antica che da quella moderna, subì in particolare il fascino del modello musicale francese, di Debussy, Ravel, Dukas, di cui apprezzava la dimensione acustica oltre che l’impiego ormai sempre più frequente dell’atonalità.
Nell’ultima parte un’incursione nella composizione d’ispirazione jazzistica con due movimenti dalla Sonata per oboe e pianoforte di Daniel Schnyder, Schnell (III mov.) e Sehr Schnell (IV mov.). Il compositore svizzero, nato a Zurigo nel 1961, ama fondere in uno stile unico e personale, jazz e musica classica alla luce di quello che ama definire uno “kultur clash”, lo swing melodico e le ricercatezze di strumentazione tipiche delle ballad degli anni 30-40, alcune suggestioni e sonorità dal grande repertorio strumentale e sinfonico romantico, e una spinta ritmica, gioiosa ed energetica di provenienza tipicamente funky.
– Paola Dei
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Feature Image: courtesy Accademia Chigiana