Un Presente Indicativo: Una camaleontica generazione di artiste e di artisti approda alla GNAM
Un Presente Indicativo è la mostra che è stata inaugurata giovedì 9 febbraio alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma (GNAM). Posizioni e prospettive dell’arte contemporanea esposti nella capitale. Quattordici artiste e artisti legati a Roma espongono le loro opere attraversate da una necessaria sperimentazione disciplinare, talora ideologica, che tratteggia nuove e dirompenti traiettorie dell’arte contemporanea.
Andrea Aquilanti, Paolo Canevari, Gea Casolaro, Marco Colazzo, Bruna Esposito, Alberto Di Fabio, Stanislao Di Giugno, Marina Paris, Giuseppe Pietroniro, Roberto Pietrosanti, Gioacchino Pontrelli, Andrea Salvino, Maurizio Savini sono gli artisti che esibiscono le loro opere presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, all’interno dell’appena inaugurata mostra
Un presente indicativo, a cura di Antonello Tolve.
Giovedì 9 febbraio si sono aperte le porte a una sessantina di opere che vogliono suggerire un primo quadro critico, un primo indizio, che senza voler essere esaustivo, si propone di avviare un’indagine più dettagliata sul panorama attuale delle arti, un orizzonte in cui si muovono personalità che continuano a produrre linee di ricerca sempre più aperte a dinamiche metodologiche da cui emerge un modo consapevole di agire sulla scena della realtà. Un presente indicativo è soltanto uno dei tanti presenti che costellano uno scenario ancora da scoprire e delineare, molto avvincente nel suo essere intriso di tante diverse individualità, forze, energie che si sono sviluppate in un momento di passaggio radicale e che hanno aperto la strada alle generazioni successive.
La mostra vuole colmare, con lavori degli ultimi trent’anni, una lacuna storiografica: critica e istituzioni non hanno mai veramente messo a fuoco questa stagione dell’arte capitolina. Il percorso di Antonello Tolve propone un’indagine inedita su una magnifica generazione di artiste e artisti che hanno plasmato il panorama artistico romano e non solo, in virtù di visioni innovative, dirompenti, dai tratti decisamente originali, fino a predisporre nuove traiettorie dell’arte contemporanea. Le artiste e gli artisti in mostra sono quattordici, nati tutti negli anni Sessanta e individuati in un bacino volutamente circoscritto a Roma e alla sua storia dell’arte recente, pronti a ricostruire, ognuno dal suo punto di vista, un nuovo racconto dell’arte.
Istantanea di un tempo presente e volutamente parziale, questa mostra collettiva getta una luce critica su alcuni tessuti storici che vanno ancora scoperti e raccontati. Punto cardine di questa nuova narrazione, di cui sono protagonisti gli artisti in mostra, è uno sguardo che è in grado di intercettare i punti nevralgici della sensibilità estetica che sono alla guida di fenomeni artistico-culturali esistenti a livello planetario. Le artiste e gli artisti che disegnano questo itinerario riflessivo sono protagonisti di una ricerca dal taglio fortemente personale, mentre mettono in campo procedure operative che il curatore definisce “camaleontiche, babeliche, versatili” (Tolve). Sono oggetto di una accurata investigazione che vuole fare il punto su una generazione di maestri e al tempo stesso su una nuova sensibilità artistica che converge verso il valore di una necessaria sperimentazione svolta a più livelli interdisciplinari, in alcuni casi volutamente ideologici.
Molti sono i linguaggi in campo, ma Tolve li accomuna con l’etichetta di un «sapore barocco». Ciò vale per le fughe prospettiche che aprono varchi illusori e di meraviglia nelle grandi installazioni fotografiche di Marina Paris, nei disegni murali di Giuseppe Pietroniro e nella pittura geometrica di Stanislao Di Giugno.
Trait d’union che accomuna un po’ tutti gli artisti in mostra è un sapore barocco, una lotta a volte ben definita e visibile, altre appena accennata ma atmosfericamente riconoscibile […] anche in una certa plasticità che privilegia […] in un certo grado, la soglia della meraviglia intesa come illusione mediante la quale distruggere l’illusione stessa e colpire al cuore lo spettatore» (Antonello Tolve).
Foto: Courtesy of GNAM