Arte

Le donne raccontano e si raccontano: Attraverso lo specchio al Salone Internazionale del Libro di Torino

La XXXV edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, intitolata Attraverso lo specchio, ha ospitato una pluralità di voci femminili e dato spazio alle tante sfumature della diversità, senza cedere il passo al malsano e dilagante appetito per una rappresentazione maschilista, essenzialista ed eurocentrica delle varie soggettività presenti nelle nostre società.

 

 

Sì è da poco concluso il Salone Internazionale del Libro, giunto ormai alla sua XXXV edizione.  La manifestazione si è tenuta, come tradizione vuole, a Torino dal 18 al 22 maggio. Il titolo di quest’anno è stato Attraverso lo specchio, volendo rappresentare un omaggio all’universo meraviglioso di Lewis Carrol, che con la sua prosa ha guidato tante persone, in epoche diverse, portandole in terre lontane. Ogni anno al Salone Internazionale del Libro di Torino si riunisce tutta la filiera del libro: case editrici, scrittrici, librai, bibliotecari, agenti, illustratrici, traduttrici e tante, tantissime lettrici e lettori. Per gli editori, il Salone è la più importante occasione di vendita e di presentazione delle novità editoriali. Per tutti i lettori, il Salone è un grande festival internazionale della cultura, con le voci più importanti del nostro tempo: 2.000 ospiti da ogni parte del mondo per un totale di 1.200 eventi. Tantissime sono state quest’anno le voci femminili in programmazione, riguardo agli argomenti più disparati. Copiose sono state anche le tematiche femminili e femministe oggetto dei libri inclusi nella rassegna, che hanno spaziato dal mondo della lingua a quello della politica, da quello della letteratura a quello del giornalismo d’inchiesta. Insomma, un’edizione in cui letterate, reporter, attrici, manager, giornaliste, sociologhe, registe, accademiche, ministre, attiviste hanno dominato il confronto dialettico, non sempre immuni a critiche e polemiche.

La scrittrice statunitense di origine indiana, ormai adottata dal bel paese, Jhumpa Lahiri ha analizzato la dimensione oraziana presente in alcuni racconti di Moravia, come raccontato nel suo libro Racconti romani. Ritanna Armeni, giornalista e saggista, ha raccontato una storia di carità e coraggio, quella vera di un convento romano nel 1944, nel quale un gruppo di suore temerarie e «più femministe delle femministe» nascosero e salvarono centinaia di ebrei dai tedeschi che occupavano il piano inferiore. Donne e Antimafia è stata la conferenza, ispirata all’omonimo libro promosso da Avviso Pubblico e Regione Lazio, che ha raccontato la storia di alcune delle tantissime donne in prima linea, civilmente e professionalmente, per contrastare i fenomeni mafiosi e corruttivi, esortando a combattere il fenomeno mafioso nel nostro quotidiano, prendendo consapevolezza del nostro potere civico di cittadine e cittadini. Uno degli incontri più attesi è stato Ragazze, donne, madri, altro, in cui quattro imponenti autrici, impegnate nella lotta al patriarcato su diversi fronti, hanno rovesciato alcuni degli stereotipi e degli stigmi atavici ostinatamente legati alle parole delle donne e sulle donne, ai corpi delle donne, alla maternità delle donne, rivendicando anche un bistrattato diritto inviolabile alla non maternità. Parliamo di Vera Gheno, autrice di Parole d’altro genere, Antonella Lattanzi, autrice di Cose che non si raccontano, di Giusi Marchetta, autrice di Principesse e di Simonetta Sciandivasci, autrice de I figli che non voglio.

Lo Spazio delle donne è stato il convegno in cui Daniela Brogi e Alessandra Sarchi hanno raccontato come in letteratura le donne vengano regolarmente ritratte come eroine tragiche, mentre basterebbero pochi tratti sapienti per immaginarle vive. L’attrice Teresa Saponangelo ha deliziato le ascoltatrici e gli ascoltatori con la sua interpretazione di alcune tra le più belle pagine di Al Faro, il romanzo sperimentale che Virginia Woolf scrisse sulla memoria e sull’infanzia. La giornalista Tiziana Ferrario ha raccontato la storia de La bambina di Odessa, ossia di Lydia Buticchi Franceschi, nata negli anni ’20 da genitori italiani nell’attuale Ucraina, con una mirabile biografia caratterizzata dalla lotta partigiana dopo il rientro in patria, dall’insegnamento a scuola e dalla morte di un figlio negli scontri studenteschi negli anni ’70, cui è seguita una battaglia di vent’anni perché la verità venisse a galla. Agguerrita e determinata è stata la rivendicazione femminista di Libera di Volere, in collaborazione col Coordinamento Torino Pride, in cui la scrittrice Arianna Vagnoni ha unito i punti di una biografia di coraggio e abbandono, quella della prima donna in Italia che rivendicò la propria omosessualità durante una manifestazione di piazza, con conseguenze drammatiche sulla sua vita, la storia di Maria Silvia Spolato.

 

 

 

 

 

 

 

Ultimo ma non ultimo, lo spazio intitolato No Women no Panel: la misura della democrazia paritaria, realizzato in collaborazione con Rai Per La Sostenibilità e moderato dal giornalista Rai Luca Bottura. In questa sede, la Prof.ssa Maria Calloni dell’Università Bicocca di Milano, la Presidente della Rai Marinella Soldi e il Prof. Emerito dell’Università Sapienza di Roma Mario Morcellini, hanno argomentato come una partecipazione plurale e bilanciata delle donne e degli uomini negli eventi di comunicazione possa migliorare la voce pubblica delle donne e accrescere la portata delle loro istanze in società. Anche la direttrice di Rai Entertainment, Simona Sala, ha ribadito l’impegno dell’azienda per l’empowerment femminile. Il Salone Internazionale del Libro, grazie a queste e a tante altre voci, si arricchisce così delle mille sfumature della femminilità e della diversità, senza cedere il passo al malsano e dilagante appetito per una rappresentazione maschilista, essenzialista ed eurocentrica delle nostre soggettività e delle nostre società.

William Persichilli