Quando la mente umana si spinge aldilà della realtà: Aloys, un film di Tobias Nölle
Aloys è l’ultimo intrigante e complesso lungometraggio del regista svizzero Tobias Nölle, uscito nel 2016 e presentato per la prima volta alla Berlinale. Un film che fa riflettere, a tratti perverso ma mai banale.
Aloys Adorn, interpretato da George Friedrich, è un detective che vive e lavora con suo padre e con il quale ha un rapporto molto stretto e intimo. Improvvisamente la routine professionale comincia a permeare la sua vita privata, a tal punto che l’uomo si ritrova a filmare 24 ore su 24 persone con le quali non intrattiene alcun tipo di rapporto personale.
Una sorta di spia/stalker? Quasi…
Ciò che destabilizzerà definitivamente Aloys, distruggendo ogni sua certezza e facendogli crollare il mondo addosso, sarà proprio la morte di suo padre.
Il protagonista, infatti, assume una serie di atteggiamenti controversi, assurdi e per certi versi dannosi per la sua salute.
Il mondo all’esterno sembra essere privo di speranza. Nulla ha più senso per Aloys.
Ma le sue giornate infelici e prive di qualsiasi tipo di emozione sembrano avere un risvolto positivo, grazie all’ingresso di una donna, o meglio, della voce di una donna.
Vera, questo il nome della ragazza misteriosa, ha una voce suadente e spinge il protagonista a varcare i confini della realtà e dunque della solitudine, in cui l’uomo è immerso, attraverso un gioco telefonico, il telephone walking.
Tale gioco, perfido inizialmente, nasce con l’idea di utilizzare l’immaginazione come unica fonte di connessione, creando una dimensione irreale all’interno della quale è possibile proiettare ogni tipo di sentimento positivo.
Dunque, la relazione tra Vera e Aloys, si trasforma in un legame molto forte, senza il quale nessuno dei due riuscirebbe più a vivere.
Ma tutti i loro incontri sono costruiti attraverso l’intenso potere dell’immaginazione e del mondo surreale: non esiste alcun tipo di contatto fisico e Vera condurrà Aloys in un mondo ancora più lontano da quello circostante, provocando in lui una totale confusione tra realtà e finzione.
Tobias Nölle dipinge con eleganza un antieroe moderno, il quale rimane ancorato al suo passato monotono e cerca di essere accettato in una realtà che gli sta stretta.
Il regista pone, quindi, al centro della sua pellicola la tematica della solitudine e lo fa attraverso un protagonista “perfetto”.
Le immagini e, soprattutto le note di colore, aiutano lo spettatore a comprendere ulteriormente il mondo di Aloys. Il clima di angoscia è reso magistralmente grazie a toni freddi e cupi, solitamente sempre tendenti al verde scuro o a un azzurro chiarissimo, spesso grigio.
Le uniche tinte di colore appaiono nel momento in cui nella vita di Aloys arriva Vera e con lei non mancano sorrisi e soprattutto la musica. Si notano quindi colori tendenti al rosso, arancione e giallo.
La stupenda fotografia di Simon Guy Fässler e i sorprendenti primi piani, che sembrano isolare Aloys dal resto del mondo, regalano al film un tocco esoterico, dai toni romanticamente pop.
Vera non è una donna qualsiasi e condivide con Aloys Adorn il dramma della solitudine e la tendenza al borderline.
Il film accompagna lo spettatore verso un finale sorprendente e inaspettato. Tra i due emarginati nasce una tenera storia d’amore e si ritroveranno a dormire insieme nell’ospedale in cui Vera era stata ricoverata, dopo aver tentato un suicidio.
Sarà reale la loro vicinanza nell’ultima scena o si tratta ancora una volta di immaginazione?
Tobias Nölle ci lascia così, appesi a un filo.
Chi scrive consiglia la visione del lungometraggio, ma attenzione a usare con le giuste dosi fantasia e immaginazione… Arrivederci alla prossima recensione!
– Sara Tiso
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Foto di copertina: courtesy Torino Film Lab
Trailer: dal sito YouTube Eurekaentertainment
Scheda del film
Titolo: Aloys
Titolo originale: Aloys
Regia: Tobias Nölle
Interpreti: Georg Friedrich, Tilde von Overbeck, Kamil Krejci, Yufei Lee, Koi Lee
Produzione: Petit Film, Schweizer Radio und Fernsehen, Arte, Hugofilm
Genere: Drammatico
Durata: 91′
Paese: Svizzera
Anno: 2016
Raramente una recensione mi fa venire voglia di vedere un film. Questa ci è riuscita.
Grazie davvero! È una grande soddisfazione per me esser riuscita nell’intento, ovvero nell’invogliare il lettore alla visione del film.
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