Trainspotting a teatro Il punto del regista e dell’attore: Sandro Mabellini e Riccardo Festa
Questa versione teatrale di Trainspotting di cui Sarah Mataloni ci offre una recensione, ha come regista Sandro Mabelli. Tra gli interpreti e responsabile delle scelte musicali e video c’è Riccardo Festa. In questa intervista doppia ci raccontano la propria versione.
Ma chi è Sandro in breve?
Attore, regista performer vive e lavora tra l’Italia e il Belgio. Diplomatosi come attore alla Scuola di Teatro di Bologna; si è perfezionato come regista con Luca Ronconi al Centro Teatrale Santa Cristina e come performer con la Societas Raffaello Sanzio. Specializzandosi come regista sugli autori contemporanei, tra cui: Joel Pommerat, Jon Fosse, Davide Carnevali, Martin Crimp, Albert Ostermaier, Patrick Marber.
Premiato al Napoli Teatro Festival con Tu (non) sei il tuo lavoro, di Rosella Postorino, e con Casa di bambola di Emanuele Aldrovandi.
Nel 2016 ha firmato la regia della versione teatrale italiana di Trainspotting, di Valentina e i Giganti e riproposto Road Movie la pièce di Godfrey Hamilton con l’attore Angelo Di Genio.
Ho incontrato più volte Sandro Mabellini e potuto apprezzare il suo lavoro, poiché il film come dicevo ha segnato la mia adolescenza, sia dal punto di vista musicale che cinematografico, ho voluto fare due chiacchiere con Lui.
Per questo lavoro il regista ha scelto di lavorare non su un adattamento dal libro di Irvine Welsh ma, è partito dall’adattamento teatrale in canadese.
Approfondiamo con lui l’argomento.
Come mai hai scelto Trainspotting per questo tuo lavoro?
“Sono molti anni che lo volevo fare, da quando ho iniziato a fare teatro.
Ho letto il libro e amato molto il film, lo ritengo quasi un film di formazione, ovviamente non per l’aspetto più superficiale legato alla droga, ma al male di vivere in questa società : una metafora di rifiuto del capitalismo.”
Quindi mi sembra di leggere una predilezione per la versione cinematografica del testo di Irvin Welsh. Infatti questo viene confermato da Sandro.
Gli chiedo se c’è un legame e di che tipo con il testo originario di Welsh e il suo lavoro.
“No, nessun legame particolare se non il fatto di aver apprezzato molto il suo lavoro, come ben sai sono partito dal lavoro di adattamento teatrale di uno dei più importanti drammaturghi contemporanei, il quebequese Wajidi Mouawad nella traduzione del giovane drammaturgo Emanuele Aldovrandi”
Quando gli chiedo del rapporto con il film, cioè “qualcosa del film che ti ha influenzato?”, visto la preferenza per la versione cinematografica, Sandro cambia registro
“No assolutamente, anzi proprio abbiamo deciso ti tenerci lontani da possibili rimandi e paragoni, Eravamo tutti concordi su questo”
“abbiamo scelto con gli attori di non rivedere il film”
Quali sono le difficoltà riscontrate?
“E’ stato un lavoro complesso” spiega Sandro “ ho cercato di mantenere come sempre l’indipendenza performativa degli attori che hanno elaborato insieme la drammaturgia; infatti è quasi un lavoro collettivo”
Si respira molto questa aria nei lavori di Mabellini, in cui cerca sempre come sostiene lui stesso, di assecondare i talenti.
In effetti si nota la presenza di Riccardo Festa (attore e regista) con cui Sandro ha collaborato altre volte e al quale per Trainspotting si è affidato per la selezione dei brani e dei video.
Il punto dell’attore: Riccardo Festa
Opinioni decisamente diversa la esprime Riccardo a partire dalla sua preferenza per il libro che motiva “il libro è un urlo contro il capitalismo, che denuncia le falle di un sistema sociale che non sostiene la diversità, per cui se non hai una vita borghese sei un emarginato”
E nel confronto rispetto a come vengono trattati i protagonisti ” Nel film, questa realtà viene edulcorata lustrata, i protagonisti sono tutti apparentemente molto fighi: anche Sick Boy risulta attraente nella sua follia. Mentre nel libro emerge la realtà di “soggetti poco raccomandabili” e ti affezioni a quella disperazione sul piano umano”
E ci tiene a sottolineare come invece nel lavoro teatrale emerga invece molto di più il libro: “nessuno ha rivisto il film, anche per evitare quello spiacevole effetto di copia e incolla puramente estetico”
Questo, aggiungo io, si nota anche nella narrazione: mentre nel film la voce narrante è quella di Mark, sul palco ognuno è protagonista della sua storia, come nei capitoli del libro.
Quindi gli chiedo il suo rapporto con Sandro in questo loro quarto lavoro insieme, viste le caratteristiche di un regista molto disposto ad accogliere dai propri attori e vista sopratutto la caratteristica di Riccardo di portare sempre un valigia (non solo in senso metaforico) di proposte, che gli vengono dall’essere un attore molto attento e un regista a sua volta.
Il suo apporto, mi spiega è stato sopratutto sulle transizioni, da un quadro all’altro e sull’idea di performance. Ogni quadro è sottolineato da video e base musicale o video.
“Il video però non è proiettato, abbiamo scelto come supporto un portatile messo un po’ nascosto, perchè è un qualcosa in sottofondo. Volevamo che non avesse predominanza, ma che fosse tangenziale e poetico rispetto a quello che accadeva in scena. Volevamo che il pubblico sbirciasse, in riproposizione di un’ azione voyeuristica” continua ” perché, in fondo, anche le loro vite le sbirciamo attraverso la lettura e la riproposizione, vite così estreme che sprofondano in abisso volontario”