One of these days: l’inquietudine, la giovinezza, l’amore a Beirut
One of these days è l’opera prima del giovane e talentuoso regista libanese Nadim Tabet. Il film è stato presentato alla 12° edizione della Festa del Cinema di Roma.
I protagonisti sono quattro giovani tra i diciassette e i ventidue anni, belli e tormentati, che l’occhio della cinepresa segue per ventiquattro ore, attraverso il loro quotidiano, apparentemente per nulla diverso da quello di loro coetanei occidentali: sesso, impegno politico, musica, sballo, percing e minigonne. Maya, Yashmina, Rami e Tarek vivono le loro vite e il loro passaggio dall’adolescenza al mondo degli adulti nell’inquietudine di un futuro incerto, nei disordini di uno Stato dalla complessa posizione geopolitica e le cui istituzioni sono in crisi dalla fine della guerra civile durata dal 1975 al 1990.
Come un leitmotiv in sottofondo il fragore dell’ultimo attentato li raggiunge attraverso la tv e la radio ovunque vadano. A sud o forse a nord di Beirut, i ragazzi non sono sicuri dove sia avvenuta esattamente l’esplosione, ma avvertono sempre più vicino la minaccia di una guerra che non hanno ancora mai vissuto, a differenza dei loro genitori. Si assottiglia per loro la linea tra la vita e la morte, ripetendo inconsciamente gli errori delle generazioni precedenti, rimettendo in scena le stesse dispute.
I ragazzi cercano di ammazzare il tempo con questioni futili, ma solo per brevi momenti, poi il fragore dei disordini in lontananza li riporta bruscamente alla cruda realtà quotidiana di un Paese a rischio, con le proteste per le strade, i rifugiati siriani, i checkpoint e chi cerca di riportare il caos.
Il film corale è caratterizzato dai suggestivi scorci notturni di Beirut, intervallati nel silenzio dagli espressivi primi piani dei ragazzi, che vagano per Beirut in una giornata ordinaria, in uno di quei giorni in cui, come nell’omonima canzone dei Pink Floyd: “I’m going to cut you into little pieces”. Come la minaccia delle bombe che avanza, inesorabilmente avanza e insinua pensieri angoscianti nella mente dei ragazzi.
Trama del film
Un giorno Yasmina (Yumma Marwan) scappa dal centro di riabilitazione dove i genitori l’hanno mandata per disintossicarsi dalla dipendenza da eroina e contatta la sua migliore amica Maya (Yumma Marwan) per chiederle ospitalità per qualche ora, prima che inizi il concerto del suo ex, Rami (Nicolas Cardahi), che ha iniziato a frequentare una compagna di scuola di Maya, Amira (Reine Salameh), ma che non ha dimenticato il suo grande amore, Yasmina, con la quale condivideva la passione per la musica. Rami ha una specie di dipendenza dall’amore per Yasmina; la dipendenza li accomuna, anche se Rami non si è fatto trascinare nel baratro dell’eroina, perché lo faceva vomitare ogni volta. Tarek (Panos Aprahamian) è il fratello maggiore di Maya; è un giovane attivista politico seguace della teoria marxista, che impegna gran parte del suo tempo nel tentativo di riconquistare la sua ex, militante come lui. Tarek e Yashima si ritrovano nella stanza del ragazzo per sfuggire agli sguardi della madre di Tarek e Maya, che non deve sapere del rientro di Yashima, mentre Maya finisce con il passare la notte con Michi (Julien Farhat), un misterioso ragazzo siriano che Yasmina ha incontrato in comunità e che le ha promesso ospitalità lontano da Beirut. Al sorgere del sole resta nei cuori dei ragazzi solo una vaga speranza che tutto ritorni come era un tempo.
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Foto e video: courtesy Festa del Cinema di Roma
Scheda del film
Regia e sceneggiatura: Nadim Tabet
Interpreti: Manal Issa, Yumna Marwan, Reine Salameh, Panos Aprahamian, Nicolas Cardahi, Julien Farhat, Walid Feghaly
Titolo originale: في بيروت (Un giorno a Beirut)
Direttore della fotografia: Pascal Auffray, AFC
Musiche originali: Charbel Haber / The Bunny Tylers
Produzione: Abbout Productions in co-produzione con Déjà Vu
Genere: drammatico
Paese: Libano
Anno: 2017
Durata: 80′
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