Narciso che fa rima con ucciso: La psicosi del narcisismo in scena
Narciso che fa rima con ucciso in scena al Teatro Patologico, nell’ambito della XXXI edizione del Festival del Teatro Patologico diretto da Dario Dambrosi. Monia Manzo porta in scena le diverse sfaccettature del narcisismo che sa manifestarsi, soprattutto quando è inconsapevole, in modo crudele, sottile e cinico.
Narciso che fa rima con ucciso, scritto e diretto da M. Manzo, è una storia apparentemente comune e racconta gli abusi psicologici e mentali subiti da Zoe, una donna vittima del suo stesso sentimento che si trova intrappolata in un labirinto emotivo e psicologico senza via d’uscita. Zoe, bersagliata dal “narcisista” di turno si sente sente smarrita, senza punti di riferimento, preda di dubbi e incertezze che la divorano, distruggendole la vita.
La regista e autrice dello spettacolo sceglie di analizzare i comportamenti del carnefice in modo grottesco, rendendolo preda dei suoi stessi ridicoli giochi di potere. Il narcisista, infatti, nutre se stesso e il suo ego appagandosi dell’approvazione degli altri e costruisce, uno sguardo dopo l’altro, un gioco di specchi distorto in cui la sua immagine riflessa è sempre vincente, brillante, indistruttibile. In Narciso che fa rima con ucciso, il mondo del “carnefice” è, in realtà, un castello di carta che vacilla al primo soffio di vento perché è costruito sulla base di percezioni fasulle. E allora, per nutrire ancora l’illusione di essere “grande”, lui si veste in modo ridicolo, seduce altre “vittime” con sguardi ammiccanti, costruisce un’immagine di sé esaltata e molto lontano dalla realtà. In realtà il narcisista è cieco, profondamente triste, si copre gli occhi per non vedere. Quando Zoe tenta di dialogare con lui, si nega e l’allontana, con sadici meccanismi di svalutazione della persona. L’unica via d’uscita per la protagonista, che vive in un tormento crescente, è il suo psicoterapeuta Ivan, che tenta, con dialogo, dedizione e pazienza, di supportarla psicologicamente a “distruggere” il mondo del suo “amato”. Per annientarlo il modo migliore, appunto, è proprio quello di vedere l’uomo per quello che è: una persona che mente a se stessa, vittima della sua debolezza interiore e dei suoi traumi mai affrontati. La consapevolezza psicologica è la sola strada verso la rinascita e il superamento della crisi: Zoe, tentenna, sembra sempre sul punto di cadere, ma riesce a “sopravvivere” a questo amore tossico solo rifiutandolo in toto. In un sottile gioco di rispecchiamento a quattro, attraverso il rapporto quasi paterno di Ivan con la sua assistente, Zoe capisce il valore di un rapporto sano e senza implicazioni tossiche e distruttive.
Questo è, infatti, il primo passo verso la crescita, che porterà poi la protagonista a trovare la chiave più giusta per un amore genuino. Monia Manzo propone al pubblico la psicosi del narcisismo e i suoi effetti psicologici distruttivi, scegliendo di raccontarla in chiave “leggera” e con un linguaggio reale, sincero, quotidiano. In scena il 24 giugno sul palco del Teatro Patologico, con Monia Manzo, Mario Biondino, Roberta Di Somma, Fabrizio Pallotta.
Foto: Courtesy of Teatro Patologico