Moby Dick alla Prova di Elio De Capitani

Fotografia di Marcella Foccardi
Con
Elio De Capitani, Cristina Crippa, Angelo di Genio, Marco Bonadei Enzo Curcurù, Alessandro Lussiana, Massimo Somaglino, Michele Costabile, Giulia Viana, Vincenzo Zampa, Mario Arcari.
In scena al teatro Vascello dall’ 11 al 16 marzo
Una sottile vela come fondale, a evocare il dominio dei venti. Tre scale, reperibili nel backstage di qualsiasi teatro. Due pedane di legno e delle panche metalliche. In alcuni momenti un velatino per proiezioni, unico omaggio alla modernità.
E’ ciò che basta a undici attori per evocare sul palco del Teatro Vascello il fascino senza tempo del romanzo di Melville, mediato dall’adattamento realizzato da Orson Welles nel 1955. Questi, noto per le sue imprese titaniche nel cinema e nel teatro, mostrò a un pubblico newyorkese già in parte avvezzo ai fasti di Broadway, un palco vuoto con una compagnia di attori che dalle prove del “Re Lear” “scivola” nell’allestimento di “Moby Dick”. Il tutto sotto la guida del regista-Achab.
In fondo si somigliano un po’ Lear e Achab: entrambi hanno il fascino degli eroi perdenti, di coloro che sanno di essere stati grandi, sanno di aver perso, e vanno incontro fieramente al loro destino, senza arrendersi.
Il capitano Achab arma la sua baleniera in partenza da Nantucket per trovare e uccidere il capodoglio bianco, Moby Dick, colpevole di avergli strappato e divorato la gamba. E’ ormai questa la sua unica ragione di vita. Ismail, il narratore, che si imbarca sulla nave Pequod obbedendo al richiamo magico del Mare e dei Venti, sarà l’unico sopravvissuto. Ma torniamo sul palco del Vascello. Elio de Capitani entra con brio e naturalezza nel meccanismo del “teatro nel teatro”, arrivando a rompere la quarta parete e a dialogare con il pubblico. Poi la compagnia abbandona il back-stage e iniziano le prove di “ Moby Dick”, un capolavoro di coralità in cui ogni attore ha una sua personalità ma è contemporaneamente al servizio del Coro, e in cui la scarna attrezzeria di scena si trasforma magicamente nella NAVE. La stessa vela, antico trucco scenico, assume negli ultimi istanti le sembianze mostruose del Capodoglio. Nonostante l’eccessiva lunghezza di alcuni monologhi di Achab lo spettacolo trascina lo spettatore in quel “sottile desiderio” che caratterizza la gente di mare Splendidi ed evocativi i canti marinari diretti da Francesca Breschi . Tra gli attori, tutti degni di nota, spicca Giulia Viana, delicata interprete del ruolo Pip.
di Paola Scotto Di Tella