Lorenza Gentile: come essere (più) felici con semplicità
Quando siete felici fateci caso!
Essere più felici è possibile e bastano appena poche briciole di semplicità per raggiungere la felicità. A spiegare come riuscirci è Lorenza Gentile, ospite della kermesse Trovautore di Fiuggi e autrice de La Felicità è una storia semplice (Einaudi).
Lorenza sostiene che per essere felici lo si debba innanzitutto volere. Ecco perché ci si dovrebbe dedicare con regolarità a quella che l’autrice definisce nel suo libro viaggio della felicità – viaggi e scelte che, se praticati a volte, permettono di acquisire maggiore consapevolezza in se stessi e di esprimere il proprio io più profondo.
Per essere (più) felici basta la semplicità: non ci credete? Provate a leggere questa intervista!
Lorenza Gentile, perché nasce “La Felicità è una cosa semplice”?
La storia nasce da un’idea: Vito, uomo disperato e asociale si trova a dover accompagnare sua nonna Elvira al suo paese natale, in Sicilia. I due attraversano l’Italia in treno e, grazie a questo viaggio, imparano finalmente a conoscersi. È una storia che emerge da una mia necessità: capire meglio la solitudine e trovare il modo migliore per superarla.
C’è un motivo preciso per cui hai scelto il viaggio come tema, che ha permesso poi a entrambi i personaggi di ritrovare loro stessi?
Come giustamente fai notare, il viaggio ha proprio la funzione di mettere i due protagonisti in contatto con se stessi, l’uno con l’altro e poi con la vita. Sono due personaggi chiusi, introversi, che per mancanza di coraggio non hanno mai vissuto veramente. Attraverso questo viaggio sono costretti ad affrontare gli imprevisti e finalmente a fare i conti con la vita, questo è il motivo per cui ho scelto di farli partire. Avevo bisogno di scuoterli, di farli sentire di nuovo vivi.
Come definiresti in tre parole il legame tra Vito Baiocchi e sua nonna?
È un legame sincero, senza convenevoli, ma anche problematico per via della mancanza di una comunicazione profonda.
C’è una città, un luogo oppure una caratteristica di una meta da te descritta, che ti ha emozionato maggiormente durante la scrittura di questo romanzo?
Sicuramente Napoli. È un tappa fondamentale per i protagonisti, è la chiave di volta del romanzo. E poi personalmente trovo Napoli una città meravigliosa ed affascinante. Ho voluto esplorarla cercando di individuare cosa la rende unica per me.
Vito Baiocchi è un uomo che sente che a volte la vita è vuota e insopportabile. Come è possibile riempirla?
Il vuoto fa parte di noi. Non credo che bisogni necessariamente provare a riempirlo. Credo che solo accettando la sua presenza, accettando l’imperfezione della vita, di noi stessi e degli altri ci possiamo avvicinare alla felicità. Non appena abbandoniamo gli sforzi di controllare la vita, questa prende il giusto corso.
Un viaggio che ogni lettore compie insieme a Vito e alla Nonna. Cosa speri che rimanga ai lettori una volta arrivati alla fine del libro?
È un libro che ho scritto proprio per il finale. La storia acquista il suo significato più profondo solo alla conclusione. Al lettore spero che rimanga l’impulso di aprire la porta di casa e correre fuori a vivere la vita, invece di rimuginare sul passato e nutrirsi di romantiche illusioni.
Lorenza Gentile, sei d’accordo con me che in questo libro ‘cambiare’ è sinonimo di ‘felicità’?
Assolutamente. Ma non ‘cambiare’ nel senso di ‘migliorare’, come siamo abituati a pensare ai nostri tempi. Vedo il cambiamento come un’apertura. Secondo me l’unico cambiamento davvero essenziale è spalancarsi alla vita. Sarà lei a indicarci la strada.
Intervista a cura di: Giuseppe Giulio
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Cover: Pixabay
Immagini interne: Ufficio Stampa Einaudi