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La libertà di espressione nel mondo: uguaglianza e diritti umani

 

La libertà di espressione è un diritto fondamentale dell’uomo che però in molti
Paesi in cui il processo di democratizzazione è in una fase di stallo tuttora non è riconosciuto. Nei Paesi occidentali invece la libertà d’espressione è tutelata in varie forme, perché considerata come conditio sine qua non della democrazia. In alcuni casi tale libertà di espressione assume forme offensive, scioccanti, violente. Dove fissare il nec plus ultra, sia dal punto vista giuridico che etico, affinché la libertà di espressione non sfoci nell’hate speech?

La libertà di espressione nel diritto internazionale

La libertà di espressione, sancita dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, è uno dei fondamenti su cui poggia il sistema dei diritti umani dell’Unione Europea. Quest’ultima, infatti, promuovendo in ambito sia continentale sia internazionale tali valori diviene garante della libertà, della giustizia e della sicurezza personale e sociale. Di conseguenza il diritto alla libertà di espressione è, pertanto, un diritto fondamentale e inalienabile che appartiene a ogni essere umano in quanto libero di esprimersi indipendentemente dal contesto sociale di cui è parte integrante.

libertà di espressione
Tim Stahmer, Some Limits on Freedom, licensed under CC BY 2.0
La libertà di stampa

Comunicazione e informazione sono, quindi, fondamentali all’interno delle società contemporanee. Secondo uno studio condotto dall’UNESCO su mass-media, sviluppo e sradicamento della povertà, pubblicato nel 2006 (Media Development Indicators – MDIs), vi è, infatti, una correlazione tra la libertà di espressione e la riduzione della povertà consolidato sull’idea che esistano dei rapporti di reciproca dipendenza tra questo e gli altri diritti. Come affermato da Koichiro Matsuura in un efficace discorso in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa del 2006:

Media liberi e indipendenti dovrebbero essere riconosciuti come dimensione chiave degli sforzi per sradicare la povertà. Servono come veicolo per la condivisione dell’informazione in modo da facilitare una buona governance, generare opportunità di raggiungere l’accesso ai servizi essenziali, ostacolare la corruzione, sviluppare la relazione fra una cittadinanza informata, critica e partecipativa, e rappresentanti ufficiali responsabili”.

libertà di espressione
Cartoonistarif
Vi sono limiti a tale libertà?

Sebbene la libertà di espressione sia un principio fondamentale delle società
democratiche, questa non si può esercitare senza limiti. Tali limiti non soltanto dipendono dai diversi contesti socio-culturali ma anche dalle leggi di ogni singolo paese. Nei Paesi governati da regimi autoritari, ad esempio, dove non si tollera il dissenso, molti giornalisti sono costretti al silenzio o alla censura, sacrificando la loro stessa vita in nome della libertà di espressione. Secondo un elenco creato da Freedom House, agenzia non-governativa con sede a Washington, si è rivelato che sono dieci i principali Stati in cui la libertà di espressione non è rispettata. Tra questi possiamo trovare la Siria, l’Eritrea, che ad oggi viene considerato il territorio più censurato del mondo, seguita da Corea del Nord, Turkmenistan, Arabia Saudita, Cina, Somalia, TagikistanGuinea Equatoriale e Libia. Per quanto concerne i primi tre Paesi, le attività di giornalismo non controllate dai regimi sono garantite de facto da esiliati politici, mentre i pochi giornalisti stranieri autorizzati a entrare sono attentamente monitorati durante il loro soggiorno. In Eritrea, uno dei Paesi già citati, il governo ha il monopolio dei servizi di comunicazione e informazione limitando, così, la diffusione di notizie riguardanti la politica e l’attualità. Di conseguenza la maggior parte dei cittadini sono ignari di tutto ciò che li circonda a causa del governo che non autorizza la libera circolazione di notizie. A tal proposito, infatti, nel 2001 furono arrestati circa 17 giornalisti incolpati di aver pubblicato una lettera in cui si chiedeva al presidente Isaias Afewerki di rispettare la costituzione, chiedendo libere elezioni che potessero garantire lo Stato di diritto.

Hate speech e linguaggio etico

È necessario che al diritto fondamentale d’espressione si applichino, però, delle norme etiche che mettano dei limiti ed evitino che tale diritto si traduca in linguaggio offensivo e irrispettoso: a tal proposito è opportuno aver presente i concetti di hate speechlinguaggio etico. L’hate speech è un’espressione elaborata dalla giurisprudenza americana che definisce l’uso di un linguaggio, espressioni e anche elementi non verbali che si riferiscono, appunto, a un’intolleranza o un pregiudizio verso una comunità religiosa, o etnica, o politica, oppure verso un orientamento sessuale o di genere. Nel 1954 il cognitivista americano Gordon Allport ha definito tale atteggiamento secondo vari tipi di discriminazione: sono definite con il termine antilocution tutte le rappresentazioni negative dove, ricorrendo all’uso di stereotipi e pregiudizi, è preso di mira una comunità; per avoidance si intende, invece, la consolidazione di tali pregiudizi, che causano l’isolamento della comunità presa di mira; con discrimination, ancora, i pregiudizi diventeranno veri e propri divieti discriminatori (che svantaggiano tale comunità dal fruire di servizi e di opportunità); dalla discrimination si
arriva poi al physical attack, quindi aggressioni fisiche e violenze, per giungere infine all’extermination, alla “rimozione” di suddetta comunità.

libertà di espressione

Le piattaforme social, come Instagram, Twitter o Facebook, dovrebbero garantire agli utenti il diritto alla libera espressione delle proprie idee, senza. però, prescindere dal monitoraggio che tale libertà non si traduca nell’uso normalizzato dell’hate speech: questo è garantito attraverso le policy e le regolamentazioni di ogni piattaforma. Un esempio degno di nota è lo scandalo che recentemente ha visto protagonista l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, dopo varie segnalazioni di diffondere fake news e usare un linguaggio discriminatorio, ha visto i propri profili dei principali social essere disattivati. Da questa notizia è nata un’accesa discussione sulla “censura” dell’allora presidente, considerata non-democratica e che potrebbe esser usata come precedente in altre situazioni analoghe.

In conclusione, in una società talmente frastagliata ed eterogenea, quale la nostra, diviene fondamentale non solo l’affermazione delle autorità, ma anche la salvaguardia della neutralità della rete, al fine di creare un clima di tolleranza e conoscenza volta a un’utilità sociale. Il rispetto della libertà di espressione e la censura dell’odio online, quindi, sono necessari per garantire quei diritti umani inalienabili. Come ha dichiarato, infatti, Liu Xiaobo (劉曉波T, 刘晓波S), premio Nobel per la pace nel 2010:

La libertà d’espressione è alla base dei diritti umani, è la radice della natura umana e la madre della verità. Sopprimere la libertà di parola significa insultare i diritti umani, soffocare la natura dell’uomo e reprimere la verità”.

Aurora Floris (5C), Sara Ziarelli (5E) e Federica Brugia (autorizzazione) (4C) del Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma.

libertà di espressione
Thomas Røst Stenerud, Portrait of Liu Xiaobo, external view at the Nobel Peace Center, Oslo, licensed under CC BY 2.0
L’articolo fa parte del progetto di PCTO Un futuro per i diritti umani.

Immagine in evidenza: Brian J. Matis, Content Blocked, 2011, licensed under CC BY 2.0

Video: EachOtherUK, 5 ways human rights laws protect free speech