Investire sul calcio giovanile per il bene di tutto il movimento
Il calcio è uno degli sport più amati e seguiti al mondo, con milioni di appassionati in ogni parte del globo.
Inoltre, il calcio rappresenta anche un importante settore economico, con investimenti che vanno dai diritti televisivi alle sponsorizzazioni, fino agli acquisti dei giocatori più talentuosi.
Tuttavia, oltre alle squadre professionistiche e alle competizioni di alto livello, c’è anche un altro aspetto fondamentale del calcio: quello giovanile. I giovani calciatori rappresentano il futuro del movimento calcistico e investire in loro significa non solo sostenere il talento emergente, ma anche contribuire allo sviluppo di un calcio sano e sostenibile a livello globale.
Il calcio giovanile in Italia ha sempre avuto una forte tradizione di sviluppo dei talenti, ma negli ultimi anni ci sono state alcune sfide da affrontare per garantire che i giovani giocatori abbiano le opportunità di emergere nel mondo professionistico.
Recentemente, molti appassionati di calcio hanno espresso preoccupazione per il fatto che il nostro Paese non riesce più a produrre grandi calciatori come in passato.
In effetti, se si guarda alle prestazioni della Nazionale italiana negli ultimi anni e alle prestazioni dei nostri club in competizioni internazionali, è facile notare come sia difficile trovare giocatori che possano essere definiti dei veri e propri fuoriclasse.
In passato l’Italia ha dato vita a campioni del calibro di Roberto Baggio, Francesco Totti, Alessandro Del Piero, ma oggi non si vedono più giocatori di questo livello.
Una delle principali cause di questa situazione è il deficit di grandi giocatori che sono stati in grado di emergere dai vivai delle squadre italiane negli ultimi anni.
I numeri parlano chiaro: se si guarda alla classifica delle squadre che hanno schierato più giocatori nati dopo il 1990 nelle competizioni UEFA, l’Italia non compare neanche nella top 10. Inoltre, se si considerano solo i top 5 campionati europei, l’Italia è rappresentata solo dall’Atalanta, con 18 giocatori, seguita dal Milan con 14 e dall’Inter con 13. Questi numeri sono talmente bassi da far pensare che non siano il frutto di una casualità ma piuttosto di una politica giovanile ben definita.
Uno dei problemi principali è la mancanza di una vera e propria politica di investimento nei settori giovanili. In altri paesi, come la Spagna e l’Olanda, i club hanno da tempo puntato sulla formazione dei giovani talenti, costruendo vivai di altissimo livello.
Un altro problema invece è legato alla scarsa attenzione che viene dato all’aspetto tecnico. In altri Paesi, andando sempre a citare la Spagna o il Brasile, i giocatori vengono selezionati in base alle loro qualità tecniche e alla loro capacità di inventare giocate. In Italia, invece, spesso si dà più importanza all’aspetto fisico e alla capacità di battaglia, trascurando il lato tecnico.
Infine, c’è la questione dei debiti nel calcio italiano. Molti club sono indebitati fino al collo e per far quadrare i conti spesso sono costretti a vendere i loro giovani talenti a prezzi bassi. Invece di investire in formazione e sviluppo, quindi, i club preferiscono fare cassa subito, con il risultato che il nostro calcio non riesce a produrre giocatori di alto livello.
Secondo un rapporto della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), una delle principali sfide è la concorrenza per ottenere un posto in squadra, sia a livello nazionale che internazionale. Questo è dovuto al fatto che molti club di calcio italiani hanno una forte dipendenza dai giocatori stranieri, soprattutto in serie A, dove solo il 50% dei giocatori è italiano. Ciò significa che c’è meno spazio per i giovani giocatori italiani per emergere e dimostrare il loro valore.
Il CT dell’Italia Under 21, Paolo Nicolato, ha lamentato la scarsa disponibilità di giocatori di Serie A per la Nazionale Under 21, sottolineando che in futuro si dovranno cercare giocatori in Serie C. Tra i giocatori italiani Under 21, solo 12 su 27 convocati per le qualificazioni all’Europeo di categoria fanno parte di una rosa di Serie A. Inoltre, tra i giocatori italiani nati dopo il primo gennaio 2001, solo 5 hanno giocato più di 1000 minuti in Serie A in questa stagione, e nessuno di loro è un attaccante. Ciò rappresenta un problema per la Nazionale, che ha fallito le ultime due qualificazioni consecutive non riuscendo a segnare gol in due spareggi diversi. Tra gli attaccanti convocabili da Nicolato solo Kean, Pellegri e Raspadori hanno segnato almeno un gol in Serie A nel 2022.
Perché investire sui vivai?
I club di calcio che hanno una forte politica di coltivazione dei giovani talenti possono trarre grandi benefici sia a livello di performance che di identità. Questo è stato dimostrato da uno studio condotto dall’osservatorio calcistico CIES, che ha analizzato i settori giovanili più redditizi d’Europa.
Lo studio ha esaminato 31 campionati professionistici di federazioni affiliate alla UEFA e i cinque principali tornei d’Europa, e ha definito i “Training Club” come quelli in cui i calciatori hanno giocato per almeno tre stagioni negli anni di età compresi tra il 15esimo e il 21esimo.
In base a questi criteri, l’Ajax è risultato il club con il settore giovanile più florido, con 85 giocatori formati nel proprio vivaio. Alle spalle dell’Ajax ci sono il Benfica con 73 giocatori, Dinamo Kiev con 72, Dinamo Zagabria con 69 e Shakhtar Donetsk con 64.
Se invece si restringe l’analisi ai settori giovanili che hanno passato il maggior numero di giocatori ai soli top 5 campionati europei, il Real Madrid si posiziona in cima alla classifica con 43 giocatori che attualmente militano in Premier League, La Liga, Serie A, Ligue 1 o Bundesliga. Seguono il Barcellona con 38 giocatori, il Paris Saint-Germain e il Lione con 34 giocatori ciascuno, e il Manchester United con 28.
I risultati di questo studio evidenziano una situazione di ritardo del calcio giovanile italiano rispetto agli altri Paesi europei. In un calcio in cui i milioni fioccano da tutte le parti, la Serie A ha bisogno di puntare sui propri giovani talenti se vuole riprendersi un posto di rilievo nel panorama calcistico mondiale. Al contrario, l’acquisto di giocatori dal nome altisonante ma ormai a fine carriera serve solo a nascondere i numerosi problemi del movimento italiano.
Investire nel calcio giovanile può contribuire a sviluppare le abilità dei giocatori, a creare un legame con la comunità e a sostenere l’economia locale.
Inoltre, avere una forte base di giocatori formati internamente può anche aiutare a mantenere uno stile di gioco coerente e a creare un’identità distintiva per il club.
Oltre le sfide, le opportunità
Ci sono molti modi in cui le aziende e le organizzazioni possono investire nel calcio giovanile. Ad esempio, possono sponsorizzare squadre giovanili e realizzare esclusivi eventi calcistici, od offrire borse di studio e programmi di allenamento per i giovani calciatori. Inoltre, le aziende possono investire in strutture e attrezzature per il calcio giovanile, come campi di allenamento o centri sportivi, al fine di supportare lo sviluppo delle varie categorie.
Ma investire nel calcio giovanile non è solo una questione di sostenere il talento emergente o di contribuire allo sviluppo di strutture adeguate. È anche un modo per promuovere i valori e i principi positivi del calcio, come lo sportività, il rispetto, la lealtà e il lavoro di squadra. In questo modo, si può aiutare a creare una cultura calcistica sana e positiva, che a sua volta può avere un impatto positivo sulla comunità nel suo insieme.
Inoltre, un buon investimento può anche avere benefici a livello sociale e culturale. Ad esempio, può contribuire a promuovere l’inclusione e la diversità, incoraggiando la partecipazione di giovani di tutte le origini e di tutte le capacità. In aggiunta, può anche aiutare a sviluppare le abilità sociali e le competenze dei giovani calciatori, come il leadership e il lavoro di squadra, che possono essere trasferite anche ad altri aspetti della vita.
Per affrontare le diverse sfide, la FIGC ha proposto alcune soluzioni, come il “Programma Giovani Talenti” della Lega Serie A.
Questo programma mira a sostenere lo sviluppo dei giovani giocatori italiani attraverso l’assegnazione di borse di studio e l’offerta di opportunità di formazione. Inoltre, alcuni club di calcio italiani stanno anche investendo maggiormente nel loro settore giovanile, creando opportunità per i giovani giocatori di emergere e dimostrare il loro valore.
Per tornare a produrre grandi calciatori, è necessario investire di più sui settori giovanili e dare maggiore importanza all’aspetto tecnico. Solo in questo modo potremo tornare a vedere in campo calciatori in grado di fare la differenza e di farci sognare.
In conclusione, il calcio giovanile in Italia affronta alcune sfide, ma ci sono anche diverse opportunità per i giovani giocatori di emergere e dimostrare il loro valore. Con l’investimento nel settore giovanile e l’adozione di misure come il “Programma Giovani Talenti”, il calcio giovanile in Italia può continuare a sviluppare i talenti del futuro e a promuovere il benessere delle comunità locali e del movimento calcistico nel suo insieme.
Francesco Evangelisti
Leggi anche il mio ultimo articolo: Il giocatore pensante: L’importanza per il calcio 2.0