Cultura

Intervista a Francesca Bruni, regista e autrice di Paolo & Francesca

Paolo e Francesca è la storia di un amore universale,  una “favola” antica ma che suona molto attuale. Quale messaggio può trasmettere oggi questa storia? E come può essere recepita dai più giovani?

Questa storia non è solo un racconto d’amore, ma una sfida alle convenzioni imposte da una società che soffoca la libertà individuale. Paolo e Francesca sono simboli di un sentimento che si ribella contro il potere, contro un destino già scritto.

Questo messaggio oggi è più attuale che mai, perché parla del diritto all’autodeterminazione, della libertà di amare senza vincoli imposti, della ricerca di una propria voce in un mondo che spesso cerca di soffocarla.

Per i più giovani, la vicenda può essere letta come una storia di resistenza e coraggio, una metafora delle lotte che ancora oggi si combattono per l’accettazione, l’uguaglianza e la libertà personale. Il loro amore non è una fiaba dolce, ma un urlo che sfida il potere, un atto rivoluzionario che, pur consumandoli, li rende immortali.

La storia affonda le sue radici in un medioevo cupo e misterioso. Quali sono le zone d’ ombra dei personaggi che popolano questa storia?

I personaggi di Paolo & Francesca sono intrappolati in un sistema sociale spietato, in cui l’onore conta più dei sentimenti e la vendetta è legge. La loro oscurità nasce dal conflitto tra desiderio e dovere. Francesca è una donna che si ribella a un destino imposto, ma sa di essere in guerra con il mondo. Paolo è un uomo tormentato, combattuto tra la lealtà alla famiglia e la passione per Francesca. Gianciotto, il marito tradito, è un uomo consumato dall’orgoglio e dall’ira, ma forse anche dalla consapevolezza di non essere mai stato amato. Nessuno è totalmente innocente, tutti sono vittime di una società che punisce l’amore come se fosse un crimine.

Francesca è donna una passionale, un personaggio complesso e ricco di contraddizioni. Quali battaglie doveva affrontare una donna dell’ epoca, immersa in quel contesto chiuso e apparentemente privo di scappatoie?

Francesca vive in un’epoca in cui le donne non hanno diritto alla scelta, dove il loro destino è deciso dagli uomini della loro famiglia e dove il matrimonio è solo uno strumento per stringere alleanze. La sua lotta non è solo contro un’unione imposta, ma contro un’intera società che la considera proprietà del marito, senza possibilità di autodeterminarsi. La violenza domestica è parte integrante di questo sistema: lo spettacolo non si limita a suggerirlo, ma lo mostra apertamente, perché la sofferenza di Francesca non è solo emotiva, ma anche fisica. Il Medioevo che portiamo in scena non è quello idealizzato della letteratura cavalleresca, ma un’epoca in cui la brutalità è la normalità, dove la legge stessa giustifica la sottomissione della donna. In questo contesto, la ribellione di Francesca è ancora più straordinaria. Lei non è una vittima rassegnata, ma una donna che osa sfidare le regole, che si innamora nonostante tutto e che, anche di fronte alla morte, non rinuncia mai alla propria identità.

La musica è un grado di sottolineare le sfumature emotive dei personaggi e di enfatizzare i momenti salienti della storia. Come viene utilizzato il suono in Paolo e Francesca?

Il suono è un elemento fondamentale i tutti i miei spettacoli. In questo caso la colonna sonora alterna musiche medievali rivisitate in chiave moderna e suoni elettronici inquietanti, creando un’atmosfera sospesa tra epoca storica e atemporalità. È un filo conduttore che accompagna la discesa dei personaggi verso il loro destino. La musica avvolge i momenti di intimità con dolcezza, ma sempre con un sottofondo inquietante, quasi a suggerire che l’amore di Paolo e Francesca è destinato a consumarsi in tragedia. Nei momenti di tensione, i suoni diventano più cupi, pulsanti, come il battito accelerato del cuore prima della lettura del libro “galeotto”. Il suono diventa quindi un’eco della loro lotta, un elemento che amplifica ogni sofferenza e ogni desiderio.

Come è stato recepito lo spettacolo dal pubblico?

Il pubblico ha accolto lo spettacolo con grande emozione, apprezzando la sua capacità di rendere universale e attuale una tragedia medievale. In particolare, la figura di Francesca è stata vista come un simbolo di ribellione contro un sistema che vuole soffocare l’individualità e la libertà. La modernità di questa figura, che rifiuta di piegarsi alla sua condizione, ha toccato il cuore di molti spettatori. Come ha osservato Corinne Vosa nella recensione di Quarta Parete che abbiamo ricevuto, questo spettacolo arriva come “un grido di amore che risuona come un atto di coraggio e libertà”, e questo è stato esattamente l’effetto che volevamo suscitare. La scelta di rappresentare la violenza domestica in modo realistico ha generato discussioni e riflessioni, dimostrando che il teatro può essere uno strumento potente per parlare di temi che ancora oggi ci toccano da vicino.

Ci sono nuovi progetti in cantiere?

Il successo dello spettacolo ha aperto nuove prospettive, e stiamo già lavorando per portarlo in tournée in altre città, con l’obiettivo di renderlo accessibile a un pubblico sempre più ampio.

Paolo e Francesca non è solo una storia del passato, ma un dramma che continua a risuonare nel presente, e finché ci saranno persone pronte ad ascoltarlo, continueremo a raccontarlo.

Per quanto riguarda altri progetti futuri, diciamo che durante il lavoro su Paolo & Francesca, mi sono appassionata ancora di più alla figura di Dante. La sua mente geniale, la capacità di concepire un’opera monumentale come la Divina Commedia in un’epoca così difficile, il suo esilio, il suo dolore e la sua straordinaria visione del mondo mi affascinano enormemente. Stiamo parlando di un uomo che ha trasformato il tormento personale e l’ingiustizia subita in bellezza eterna, che ha dato forma all’invisibile e all’indicibile, creando immagini che ancora oggi sono impresse nell’immaginario collettivo.

Sto leggendo diverse biografie e mi sto immergendo nella sua storia, perché mi piacerebbe rendergli omaggio con uno spettacolo che parli non solo delle sue opere, ma di lui come uomo, come pensatore, come sognatore capace di vedere oltre il suo tempo. Sarebbe una sfida affascinante, e chissà, forse il prossimo progetto prenderà proprio questa direzione.

Foto di Agnese Ruggeri

intervista di Sarah Mataloni