Il selfie di Natale di Dorian Gray
E a Natale, vissero tutti felici e contenti.
Ma no! Non può cominciare così.
So solo come andrà a finire.
Ma come si fa a partire dalla fine quando non riesci a vedere un inizio?
Se la gente sapesse con quanta approssimazione sono realizzate queste serie… bah, le vedrebbe lo stesso.
– Scrivi l’episodio di Natale! – mi hanno detto – ma che ci sia TANTA morale!!
Cos’è tanta morale?
Scusi mi dà un etto di morale?
Sono venuti un etto di morale e tre di coscienza. Che faccio, lascio?
Che ci sia una nuova storia, che i personaggi facciano scelte credibili, non conta nulla.
Dovrà essere rassicurante?
Una roba tipo: tutti litigano, ma a fine serata riscoprono i valori e la famiglia…
Oppure graffiante?
Una cosa dissacrante ma solo il giusto, qualche menata contro la chiesa e un paio di cattiverie, così ti senti intelligente e superiore agli altri, come quando guardi i Griffin…
Oppure che quei tipi del Amaro Montenegro, finalmente non trovano una baita col caminetto, dopo aver salvato una foca, e sono costretti a ubriacarsi in strada, pisciando sui portoni.
Questo vorrebbe dire qualcosa di sincero… di vero!
Mi piacciono i testi sinceri.
Ma la morale… non ce la faccio.
Non ce la faccio perché non sono una mosca.
Magari!
Se fossi una mosca guarderei tutto da fuori.
Poggiato su un muro, vi guarderei senza dover ascoltare le balle.
Forse ero una mosca in una vita precedente, ma sono stato punito per i miei errori. Uno irascibile, il signor Mo Scazzo; o un bestemmiatore mai entrato in moschea… un moscredente.
Ma sono solo un uomo, e neanche uno dei modelli migliori.
L’uomo distribuisce merda.
La mosca… la guarda negli occhi.
Della merda dovrei solo prendere coscienza. Rendermi conto che è colpa mia.
Che magari la mosca non ama affatto poggiarcisi sopra, ma lo fa per dirci qualcosa.
Magari sta lì e ci fissa.
Forse ci grida contro.
Ci dice:
“Smettila!
Smettila di trasformare tutte le cose buone in merda.
Smettila di infilare merda nella tua vita e nella vita degli altri.
Smettila di fare il supereroe, una volta.
Devi cambiare quello che fai ogni giorno, per produrne di meno.
Perché il posto dove viviamo, tu ed io, inizia a puzzare davvero troppo. E non incolpare il marciapiede o il canale.
È colpa dell’ALTRA merda.
Quella che quando ti riempie fino ad arrivare al cuore, puoi liberartene solo gettandola addosso agli altri, al tuo mondo e al tuo amor proprio.
E voi altri? Non volete smetterla?
Io sono solo una mosca e l’unica cosa che posso fare è stare seduto sulla cosa più schifosa che trovo per attirare la vostra attenzione.
È per provare a dirvelo! Ma voi non sentite quel che sento io…
Mi poso su quel che vi portate ai picnic, per IMPLORARVI di lasciare pulita l’erba, e voi pensate che voglia rubarvi il cibo, io che mangio merda…
ma anche fosse così, cosa vi farebbe pensare di quel che mangiate?
Mi poso sui vostri bambini, mentre riprendete fiato dalle corse della vita, parcheggiandoli davanti alla tv.
Mi poso sui vostri morti e dico –io campo meno di un mese, tu hai avuto tutto il tempo, ma ti bastava un secondo per dirgli “ti voglio bene” e te ne ricordi adesso? –
Mi poggio sulla vostra testa per ricordarvela… e vi da fastidio.
Ma volete sapere una cosa?
Io la vostra merda la guardo dritta in faccia.
Ma non mi fa schifo.
Mi fa paura.”
Stavo pensando tutto questo, quando ha interrotto la pausa e ricominciato a parlarmi, dall’altra parte del telefono.
Come chi?
Ah già! Non l’ho detto.
Ho chiamato Pavel.
Quando non so che scrivere, chiamo lui.
È uno scrittore serio, Pavel. Di quelli infelici, bevitori e che quando stai facendo altro, ti ritrovi a pensare a cosa hanno scritto.
Di quelli bravi.
Di quelli che per averle tu, quelle parole, vorresti fare a cambio. E lo vorrebbero anche loro.
<<Devi fartela piacere! Vedi, la morale è come le scoregge, ti piace solo la tua.>>
“Devo provare attrazione per la materia fecale?”
<< Come un fan di Calcutta! >>
“La città o il cantante?”
<<Quale ha più merda e testi incomprensibili?>>
“Dio… ma come si fa? Il palinsesto che, NOI paghiamo, è lo stesso che poi ci dice come dobbiamo pensare bene.”
<<Senti… io ho seguito un po’ i tuoi progressi come scrittore. Prima eri un martello, ora… una iena. Perché ti dai tanta pena per uno stupido episodio in più? >>
“Questo discorso della morale… a me piacerebbe! Io vorrei trovare delle massime… una saggezza… LA risposta… ma non ci riesco. Non so che epifania dovremmo raggiungere.”
<<Ascoltami. Le statistiche dicono che è più facile morire per il cibo che ti danno su un areo, che per un incidente del aereo stesso. >>
“Eh?”
<<Storia vera. Che morale ne puoi trarre?>>
“Che ci preoccupiamo delle cose sbagliate? Che il quotidiano ci uccide molto più dello straordinario?”
<<Vedi? Puoi tirar fuori 2 morali da qualunque merda. Ed è solo una roba che ho letto sulla settimana enigmistica… una di quelle curiosità, quindi figurati.>>
“Sai che sto riguardando Scrubs, per rubare alcune scene? Solo che ricomincio sempre a piangere e commuovermi. Io vorrei, davvero, scrivere una cosa che abbia una senso nel essere vista anche tra cento anni, però prima escono banalità che qualcuno ha già pensato… e poi le dico peggio! Dove trovo una scena nuova che valga per tutti? Il mondo è un film dove nessuno è una comparsa!”
<<NO! No, 7 miliardi di egocentrici si svegliano ogni giorno e vivono, da protagonisti, la loro blanda comicità>>
“E allora prendo una metafora dalla natura, tipo Esopo o i monaci Shaolin? – Noi, circondati da una quantità sorprendente di forme di vita. – Un po’ come dal ferramenta. Solo che lì… hanno diverse forme di vite”
<<La tua vita è un enorme gruppo Whatsapp a cui non puoi mettere il silenzioso. Non cercare una summa assoluta, concentrati sulle piccole cose della vita di tutti i giorni. Sparami un titolo su due piedi!>>
“Non capisco come sia possibile che l’inventore della moquette, non sia stato processato”
<<E di che parla?>>
“Un gruppo di vecchi amici trentenni, si ritrova su un tetto. Erano indivisibili. Ma poi il lavoro, le convivenze… si sono visti come i genitori vedevano i propri amici: lottando per fare mezze pizzate. Prima si rinfacciano la qualsiasi, poi si fanno una canna tutti insieme e per una notte dimenticano tutto. La gente dirà – Carino- ma poi si chiederanno tutti: – ‘cazzo centrava la moquette? Capolavoro! -”
<<MMMM, se le canne sono tanto belle, perché non hanno fatto “Le Canne 2”?>>
“Dici che è banale?”
<<Noooo… pronti quando vuole, signor Muccino!>>
“Perché non provi tu?”
<<Perché tra il dire e il fare, c’è di mezzo la depressione>>
Non rispondo nulla.
Lui nemmeno.
So di che si tratta.
Una mosca mi fissa anche se non capisce una parola di quel che dico, né mi dice nulla.
Chi sa che rumore ha dentro chi sta in silenzio.
…
Eccola, la pausa.
Forse non dovevo cominciare da qui e poi tornare indietro.
Non sono bravo con gli inizi.
E neanche col far ripartire le telefonate dalle pause, pare…
Non è quel che facciamo tutti?
Allontanarsi per la troppa paura di avvicinarsi?
Grazie a Dio, è lui a ritornare:
<<Bello, con questo freddo, stare sotto al piumone con la persona che ami e fare l’amore.
Poi… io non lo so, così mi hanno detto.>>
“Ah, lo sai che mi piace? – Esiste il modo giusto per combattere il freddo: coprirsi di meno e abbracciarsi dentro il letto, noi due e una pizza – ”
<<È buona, puoi dire che così devono andare a finire le storie d’amore, e hai la tua morale.>>
“Io la vedo più come un inizio.”
<<No, no. All’inizio è voglia di minchia, poi, sboccia l’amore>>
“Non è mica un’evoluzione sicura.”
<<Dipende solo dal tempo. Se vanno avanti per un po’, finiscono così. Fidati: dagli schiaffi sul culo, alle carezzine sulla testa, è un attimo. Non lo sapevi?>>
“Sai, non sono mai stato… un conoscitore del amore.”
<<Beh, perché tu ,una volta che te le sei scopate, se poi ci riesci ancora lo fai solo con le femmine col carattere più di merda possibile, che puntualmente chiami “l’unica che era in grado di tenermi testa.”>>
“Non sono d’accordo. Dovresti cambiare punto di riferimento. Voglio ragionare secondo un algoritmo della prossimità e non della differenza.”
<<Ok. Posso riformularla così.>>
“Vai!”
<<Ci sono persone che non ti rendono facile volergli bene.>>
…
<<Ma poi gli lasci un pezzo della tua anima>>
“Sai… per me forse sta cambiando. È una cosa di poco tempo fa, e non ne sono sicuro, ma quello che mi hai detto mi fa pensare a lei.”
<<Ah sì? Cos’è successo?>>
“Ho incontrato un sorriso.”
<<Oh… Beh, speriamo sia meglio della musica che ascolti. >>
– e caccia un rutto tipo leone della Metro-Goldwyn-Mayer
“Bello!”
<<Anche i poeti ruttano…
ma lo fanno guardando il tramonto.>>
“E tutti possono emozionarsi davanti a un verso di Prévert, se in descrizione della foto di una tetta”
<<Kant diceva sempre: Ciao, hai kam?>>
“E a te come va?”
<<Mi fanno male i pensieri intercostali>>
“Dobbiamo farti uscire. Ti riemettiamo in forma e…”
<<Basta! Se neanche Cesare si faceva ritrarre con la tartaruga, non vedo perché dovrei io!?!>>
“Non lo so”
<< – E questi sono i checcazzoneso che aiutano a crescere – Ora hai la tua morale! Andiamo a bere??>>
“Va bene, ma dovresti diminuire”
<<Non è per l’alcol. Giuro. Mi piace il sapore.>>
“Bene, allora facciamo un paio di puro malto?”
<<Fottiti! Le birre analcoliche sono nate per accompagnare le polpette di soia, le chiese barocche e la vita di merda… ah! E Dragon Ball GT>>
“Che hai contro le…”
<<Le chiese barocche sono le fritture nel pranzo di natale della storia dell’arte>>
“Senti, io qui sono pieno di bucce e nemmeno una riga scritta… DEVO CONCLUDERE!!! Un po’ perché sono in ritardo tremendo, ma soprattutto perché è più facile spezzare un atomo, che togliere dalle mani l’odore di mandarini…”
<<Oh, ma hai sempre detto che è una serie in cui scrivi in modo pessimo. Perché ogni episodio fai un dramma?>>
“Se riesco a fare una storia vera. Una racconto serio… ed è bello…”
<<Sì?>>
“Scriverei una cosa che anch’io leggerei e guarderei e…”
<<Sì?>>
“E se in questa cosa, quella che potrei leggere volentieri, ci fosse una grande verità… una grande rivelazione… l’avrei davanti anche io da… beh, leggere”
<<E invece?>>
“Non riesco a scrivere niente”
<<Perché?>>
“Non lo so…
Ai tempi dei calamai, le parole stavano a mollo a maturare.
Oggi spuntano acerbe dalle tastiere e spesso sanno di niente”
<<Io sono avvantaggiato. Il mio disturbo di personalità, ogni volta che dobbiamo scrivere qualcosa, ci costringe ad un brain-storming.>>
“Te la canti solo perché te l’ho già suonata prima.”
<<E infatti segui me: io conosco tutte le scorciatoie per passare dalla padella alla brace.>>
“Abbiamo detto che sei bravo, aiutami”
<<Ti sto provando ad aiutare, eh! Ok… rispondi TRA NON MENO di 3 minuti: perché hai bisogno di trovare LA RISPOSTA proprio ora?”
…
…
“Una vita a cercare di riparare persone rotte, in modo che danneggiava anche me, senza mai riuscire a mettermi al riparo.”
<<Sai… ho provato spesso a capire le ragioni degli altri.
Ogni volta è sembrato che le mie fossero sbagliate.
Ho smesso per darmi una possibilità>>
“Ma stai ancora male”
<<Sì, prima volevo andare a vivere in un faro, ora in campagna>>
“Oppure potresti fare come me. Scegliere sempre la cosa che fa più paura”
<<FEEEEEERMOO!!!!>>
“Cosa?”
<<Non cercare di convincermi oltre. Hai la tua conclusione! Storia: lei è una di quelle che quando posta le foto, usa hashtag tipo #Beauty #Cute o addirittura #Justme e… e non si vergogna. Questa parte per un viaggio e la connessione va e viene>>
“Poi intraprende un viaggio metaforico e allegorico…” – faccio io.
<<Vai avanti! VAI AVANTI!>> finge di gemere.
“E non capisci cosa vive davvero e cosa virtualmente… è tutto vero e tutto finto. Inizia tipo:
– Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza, in profondità, succhiando tutto il midollo della vita.
Purtroppo avevo l’app di Facebook sull’Iphone – ”
<<Oh, sì! Oh, sì!>> finge un orgasmo.
“E lì incontra tutti i personaggi strani e mitologici… ma chi?”
<<Ci sono interi quartieri di Facebook, controllati da bande di laureati in filosofia.
Difficile infiltrarsi, è gente che lo capisce a naso se non hai letto Derrida>>
“Oddio, sì!” – Ora mi ci metto anche io!?!?
<<E poi?>>
“E poi incontra quelli che fanno CrossFit. E questi parlano solo di CrossFit ; elencano solo dolori dovuti al CrossFit; parlano di quanto li abbia mentalmente cambiati il CrossFit; Cercano di portare altra gente a fare CrossFit…
Testimoni di Geova della spalla infiammata!”
<<Ancora! ODDIO! di più!>> strepita lui.
“E allora lei gli urla fortissimo:
NEL MONDO REALE non frega a nessuno dei vostri MACROS, dei vostri MASSIMALI, delle vostre serie di LEG CURL
Frega che non siate dei FALLITI,
SGRAMMATICATI e con l’arte di un Baluba!
E soprattutto ANAFFETTIVI!
ODIO GLI ANAFETTIVI…”
Qui interviene Pavel, che non poteva più trattenersi:
<<Mi piace! Oddio, godo. E poi alla fine del suo viaggio mistico, incontra il mostro finale:
sensibilità economica, che condivide solo estemporanee massime morali, incomprensibili riferimenti pop-indie, e citazioni di altri in inglese di autori tedeschi. Belva famelica di attenzioni, nel nascondersi, pubblica foto di mostre senza descrizione, perché chi non le riconosce possa rendere omaggio alla sua superiorità intellettuale.
Essa sta combattendo una battaglia interna per nascondere al mondo, il suo essere… sola…
e a sé stessa, già morta.>>
“E la protagonista, al colmo della sua crescita, le sussurra questa frase – Oppure potresti fare come me…. Scegliere sempre la cosa che fa più paura – e infine… come supremo atto di pietà… le spara in faccia.”
<<Oddio… devo cambiarmi…>>
“Sì, ma il titolo?”
<<Il Selfie Di Natale Dorian Gray>>
– Matteo Merolla
Foto di copertina: © Matteo Merolla