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Il gran giorno del nostro ritorno alla “normalità”: i Romani e i loro luoghi preferiti

Le riaperture al tempo del coronavirus cambiano la quotidianità da mascherina e riportano verso “la dolce vita”

Quante volte ci siamo chiesti durante il periodo della quarantena come avremmo potuto frequentare di nuovo parchi, concerti, parrucchieri, ristoranti; riabbracciare i familiari e ribaciare i fidanzati. E-go Times ha preparato per i suoi lettori un fotoreportage esclusivo per descrivere le prime aperture e le emozioni uniche dei Romani a essere tornati nei posti a loro tanto cari.

Alessio, 49 anni: Durante il lockdown abbiamo pronunciato, per l’appunto, almeno una volta la parola “parrucchiere”. E proprio su di esso in particolare, che personalmente, mi sono fatto sempre qualche domanda fondamentale: come sarà la prima volta che tornerò a tagliare i capelli dopo il periodo della pandemia? Quale sarà il mio stato d’animo durante l’attesa che dovrò affrontare prima che venga chiamato? Userà tutte le precauzioni del caso, necessarie a salvaguardare la mia persona? Ma le risposte a tutte queste domande chiaramente non potevano che arrivare proprio il giorno del mio appuntamento.

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E fortunatamente, almeno per quel che mi riguarda tutto è andato abbastanza bene, anche grazie al fatto che ho potuto constatare con i miei stessi occhi che tutte le procedure di sanificazione da lui effettuate in maniera molto scrupolosa, quasi maniacale, annullavano di fatto in un istante tutte le mie ansie e preoccupazioni. Posso dunque affermare che il mio ritorno dal parrucchiere è stato sorprendentemente meno traumatico del previsto, e anzi, aggiungerei in tutta franchezza, che ho passato un’ora di puro relax ma soprattutto di vero benessere mentale.

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Andrea, 60 anni e Marco, 57 anni: Siamo contenti di tornare al circolo culturale a studiare, è molto meglio dello studio online. Durante la quarantena abbiamo proseguito a fare i corsi – il francese, lo spagnolo, l’inglese – tramite Zoom, ma non è cosi valido come in presenza, ci stavamo un po’ annoiando. Lo studio dal vivo è un altro livello – possiamo socializzare con gli altri, è molto più interessante. Si segue meglio, si parla, si vede l’espressione delle persone, è uno scambio diverso.

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Vittoria, 33 anni: Sono andata all’opera, a vedere “Il barbiere di Siviglia” al Circo Massimo: molto piacevole, ho apprezzato tantissimo la regia. Niente traffico o rumori disturbanti, è stata una bella esperienza alternativa a Caracalla. Ho avuto una sensazione fantastica di sentire di nuovo la musica dal vivo.

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Chiara, 45 anni: Ho sfruttato la domenica dei musei gratis, certo con un po’ di difficoltà per prendere la prenotazione, c’era un super intasamento, però è stata una bellissima esperienza, perché i mercati di Traiano non l’avevo mai visti.

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Ho fatto anche qualche tour virtuale, c’era proprio questa possibilità durante la quarantena di poter usufruire anche delle esposizioni contemporanee. Insomma, qualche cosa abbiamo fatto anche dal divano. Però, riuscire a vedere di nuovo i musei dal vivo è una sensazione diversa.

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Bello soprattutto rivedere la gente in giro, che cammina per le strade del centro. Piano piano speriamo di riprenderci.

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Roberto, 52 anni: Tornare in piazza di San Pietro è una forte emozione. Non venivo spesso per dire la verità, venivo ogni tanto. Però durante il lockdown, che ci ha fatto pensare molto, la mancanza della messa la domenica e rapporto con Dio mi mancava, quindi è una bella sensazione.

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Luciana, 68 anni e Claudio, 80 anni: È la prima volta che siamo venuti al Parco degli Aranci, lo troviamo molto bello e panoramico.

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Ci mancavano molto le camminate, siamo abituati a passeggiare sia dentro la città che fuori. Meno male che stiamo tornando alla quasi normalità e noi anche se fa caldo, approfittiamo di questa opportunità: per poter tornare in luoghi piacevoli.

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Laura, 44 anni: La quarantena è stata una cosa tragica anche per i bambini, non potevano uscire, si lamentavano dentro casa, diventavano molto nervosi e stanchi. Dovevi inventare sempre qualcosa per farli giocare, per farli distrarre dalla situazione. Mi sento molto tranquilla a vedere i piccoli finalmente divertirsi nell’area giochi, sono contentissimi, a loro piacciono molto lo scivolo e l’altalena.

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Sandro, 19 anni: Sono tornato a giocare a calcio molto volentieri. Mi sono sentito totalmente diverso, riprendi un po’ la forma fisica, rivedi gli amici, i compagni di squadra, fai qualcosa che ti piace. Stare di nuovo insieme è assolutamente una bella sensazione. Purtroppo durante il lockdown non ho avuto modo di giocare a calcio, però sono andato a correre. Abitando in periferia, quindi non essendoci molte persone in giro, ho avuto la possibilità di allenarmi lo stesso.

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Federico, 34 anni:  Sicuramente mi mancava fare lo sport al parco, questa situazione mi ha fatto proprio male perché amo veramente la natura. Fortunatamente sono comunque riuscito ad allenarmi nei dintorni di casa e a prendere un po’ d’aria fresca magari non in mezzo al verde, visto che i parchi erano stati chiusi, però sempre fuori. Comunque poi, dal momento che ci hanno consentito lo sport vicino la propria abitazione, non vedevo il motivo per cui dovevo farlo al chiuso. Molte persone hanno usato l’attività fisica come scusa per uscire, magari si potevano allenare anche a casa, ma hanno preferito andare fuori. Per me personalmente non era soltanto una scusa, perché di norma faccio lo sport all’aperto. Anche rispetto ad altre persone che magari vanno in palestra, io preferisco gli spazi verdi.

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La riapertura dei parchi è stata una cosa unica, eccezionale, un ritorno alla normalità, una vittoria. La sensazione è stata particolare perché vedevo la felicità della gente di poter riandare nelle aree verdi, riunirsi anche se non era ancora consentito, infatti si formavano sempre dei gruppi. La gioia di poter correre, andare in bicicletta o tornare a fare lo sport nei parchi piuttosto che stare in un piazzale vicino casa, è stata una cosa molto positiva.

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Sergio, 50 anni: Quello che mancava veramente di più durante la quarantena non era tanto il passeggio, quanto non poter stare con la persona che ami, se abiti lontano. Non poter stare con quella che all’epoca era la mia fidanzata, in quanto residenti in due città diverse. Col tempo ci siamo incontrati, però la lontananza ha avuto i suoi effetti. All’inizio ero pieno di desiderio, poi però ho visto che l’altra parte era cambiata – come se si fosse abituata alla distanza e dunque, a un primo momento, ero pieno di emozioni positive, ma poi è subentrata un po’ di delusione. Il primo abbraccio è stato bello ma un po’ freddo.

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La quarantena ha anche le cose positive – mi ha fatto capire se dall’altra parte era amore oppure no. Spero di trovare il vero sentimento, penso che nella vita ci siano altre opportunità, l’importante è avere il cuore aperto per coglierle.

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Maria, 31 anni: Mi ricordo come oggi il primo bacio che ho dato al mio ragazzo dopo due mesi di distanza che ha provocato la quarantena. Dentro di me avevo un’emozione che spaccava il cuore in due, che faceva esplodere il mio mondo a pezzi. Mi sentivo totalmente felice, ma nello stesso tempo preoccupata, emozionata come uno si sente al primo appuntamento: perso nel desiderio dell’incontro tanto voluto – sentire il suo odore, seguire il suo sguardo, immaginare ogni tocco della sua mano sulla mia pelle. La sensazione è stata unica – innamorarmi di nuovo di lui come la prima volta – durante i nostri primi incontri più di due anni fa. Rivivere l’emozione del passato nel presente, camminando abbracciati verso il nostro futuro –  il lockdown ci ha dato la forza di essere ancora più vicini stando lontani.

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Stefano, 30 anni: Adesso da Roma andiamo in Costiera Amalfitana a trovare i parenti della mia fidanzata. La sensazione è piacevole, perché fino l’altro giorno non potevi uscire da casa. Anche se il clima non promette bene, noi comunque siamo pronti sia con l’ombrellone, che con l’ombrello. Quindi non ci ferma nessuno.

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Gloria, 36 anni: La gioia più grande di andare fuori dalla mia regione è stata poter riabbracciare mia madre, che non la vedevo quasi da 3 mesi. Mi ha fatto molto piacere rincontrare i miei cari e gli amici per raccontarci il brutto periodo passato al chiuso. Devo dire che ancora non c’era il totale senso di libertà, sentivo tanto timore e paura. Poter andare in un’altra città è meraviglioso perché puoi di nuovo sentirti viva. Certo che gli spostamenti fuori mancavano, ma anche gli spostamenti in generale, pensando che non potevamo nemmeno fare un giro in città…

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Francesco, 32 anni e Veronica, 29 anni: Ci mancava molto viaggiare, soprattutto al di fuori dell’Europa, visto che al momento alcuni Paesi sono chiusi. Finalmente siamo andati in Francia con la macchina, perché non eravamo molto tranquilli nel prendere l’aereo ed è stata un’ottima scelta. Essere in un altro Paese dopo questi mesi è una sensazione molto strana – un misto tra diffidenza e curiosità. Siamo rimasti molto sorpresi nel vedere che quasi nessuno qui usa le mascherine, come se non fosse successo nulla. La vita sembra trascorrere tranquillamente, i locali sono pieni di giovani.

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Monica, 42 anni : Se non c’è l’aria da Andrea non c’è da nessuno. La fortuna del ristorante di avere lo spazio immenso, che permette di ospitare tanta gente rispettando la distanza di sicurezza, dando la sensazione di quasi normalità.

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Ieri sera dopo tantissimo tempo, precisamente da gennaio, siamo tornati a mangiare la pizza squisita. Mi è mancata parecchio, la sognavo addirittura, ma per il virus non si poteva venire prima. Ci voleva proprio questa serata. Finalmente una pizza cotta con il forno a legna. Si sta bene, anzi benissimo.

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Luigi, 46 anni: La prima volta che ho ripreso a suonare di nuovo in pubblico è stato qui, dove suono sempre, ed è stata una sensazione bellissima. C’era poca gente, indubbiamente il Covid ha terrorizzato le persone, però nei presenti vedevo molto entusiasmo, avevano la voglia di partecipare. Il periodo della quarantena è stato terribile, perché comunque avevo gli strumenti dentro casa e non poterli utilizzare era una sensazione bruttissima. A volte ero tentato anche di fare come hanno fatto tanti, abbiamo visto i filmati musicali messi sui social.

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Anna-Maria, 27 anni: Insieme al mio ragazzo sono andata a mangiare fuori in un ristorante. La scelta non è stata facile o scontata, ma ci siamo detti, “proviamo”. Giunti al ristorante, abbiamo trovato gente in fila per entrare, tutti con la mascherina, ma pochi che rispettavano le distanze. Una volta entrati ci hanno fatto accomodare in una sala non molto grande, che nell’arco di un’ora si è riempita di persone. I tavoli erano sì distanziati, ma la domanda che subito mi sono posta è stata la seguente: “Quanto può essere sicuro mangiare in un posto al chiuso pieno di persone?”. E non ero l’unica a porsi la stessa domanda, intorno a me c’era altra gente con la stessa mia preoccupazione sul volto.

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Non posso di certo dire che è stata un’esperienza serena e spensierata. Perciò, per il momento, preferisco trascorrere il mio tempo libero all’aperto e in spazi verdi poco affollati dove è possibile, per esempio, fare un bel pic nic la domenica, oppure andare al mare.

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Rolando, 39 anni: Tutta la situazione della quarantena sembrava quasi surreale, se non paradossale. Proprio questo ho vissuto – stavo abbastanza male, sentivo molto la mancanza del mare – prima ero abituato a venire molto spesso. Ritrovarmi di nuovo qui, mi dava una sensazione strana. Mentre ci stavo non ho avuto un senso di libertà, neanche un senso di normalità a vedere altra gente come me in spiaggia a pescare.

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Mi capita spesso di venire al mare con gli amici, mentre prima comunque stavamo a stretto contatto oppure ci salutavamo con la mano o con il bacetto e quant’altro, adesso c’è sempre un rapporto di distanze. Vedere pure magari altre persone che stano insieme, che si incontrano in spiaggia e si salutano magari come non mi saluto io con loro, mi fa strano. Comunque è ancora una situazione paradossale.

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Alessia, 26 anni: Per me il mare è qualcosa di indescrivibile, che lascia continuamente sognare, che distoglie la mente da qualsiasi pensiero negativo, che riaccende in me l’energia e l’ambizione che porto dentro. Dopo questo lungo periodo di crisi esistenziale per il mondo intero, posso dirvi che alla prima opportunità di riuscire come prima tappa ho scelto proprio il mare.

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Non mi sono mai sentita cosi libera come in quell’istante, guardando la sua infinità, il suo continuo movimento. Il cuore dell’uomo è molto simile al mare: ha le sue tempeste, le sue maree, ma nel profondo ci sono anche le perle. Questo ci insegna che non bisogna mai fermarci all’apparenza.

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– Mariia Boiko 


Photos: Stefano Cesari Steve89photo