Honey Boy: un figlio del (proprio) dolore
Honey Boy è l’ultimo film di Alma Har’el, presentato alla Festa del Cinema di Roma, che racconta la storia di Shia LaBeouf e il suo difficile rapporto con il padre. Un attore che è diventato uomo già da bambino e che da adulto non riesce ancora a essere pienamente un uomo.
Otis Lort è un ragazzino talentuoso, che già a dodici anni inizia a riscuotere successo come star televisiva e cinematografica. La sua vita privata però presenta molte più ombre di quelle che possono apparire sotto le luci dei riflettori hollywoodiani. Il padre James, la sua unica figura di riferimento, è un disoccupato che vive sulle spalle del figlio. Sfruttando la popolarità di Otis, James non sembra trovare gli stimoli per superare definitivamente le sue dipendenze da alcool e droga. Alma Har’el, regista del film, ha scelto di raccontarci questa storia attraverso continui flashback, visti dagli occhi di un Otis ormai ventenne. Trovandosi in riabilitazione, Otis è costretto dalla sua psicologa ad affrontare i fantasmi del passato. L’assenza di una figura materna, un padre irresponsabile, la vita in un quartiere degradato e il peso di un successo prematuro. Troppi problemi da affrontare per un bambino di dodici anni, in costante ricerca di una spalla su cui appoggiarsi. Sarà la sua vicina di casa l’unica persona in grado di condividere, per averli provati sulla sua pelle, i problemi che da sempre lo attanagliano.
Il film nasce dall’idea e dalla sceneggiatura di Shia LaBeouf (attore e regista americano), che ci racconta la vera storia della sua infanzia e adolescenza. Sarà proprio lui a interpretare il ruolo del padre, una scelta interessante di vestire i panni del suo alter ego. Descrivere se stesso attraverso la figura del padre è secondo noi la chiave del successo e dell’unicità di questo film.
Dall’esperienza di LaBeouf ci accorgiamo che superare un’infanzia traumatica non significa solamente mettersi alle spalle i problemi del passato e incamminarsi verso un’oasi felice, perché chiedere a una persona abituata al dolore di distaccarsi da questa condizione equivale a chiederle di non essere se stessa. Un passaggio che non tutti sono in grado di compiere, come dimostra l’attore con grande umiltà. In molti probabilmente si rispecchieranno nella storia di LaBeouf e nel suo rapporto quasi morboso con il dolore. Sarà lo stesso Otis, infatti, a esprimere perfettamente questo concetto, nel momento in cui, ormai ventenne, dice alla psicologa : “L’unica cosa che mi ha lasciato mio padre è il dolore e lei vuole levarmelo“.
– Giovanni Sammarco & Lorenzo Lecce
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Foto e video: courtesy Fondazione Cinema per Roma
Scheda tecnica
Durata: 93′
Regista: Alma Har’el
Cast: Lucas Hedges; Noah Jupe; Shia LaBeouf; FKA Twigs
Lingua originale: Inglese
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