Gli alieni sono tra noi: biodiversità a rischio
Ebbene si, la principale minaccia alla biodiversità del pianeta, seconda solo al consumo del suolo, sono proprio gli alieni.
Così, almeno, vengono definiti tutti quegli organismi introdotti dall’uomo al di fuori dall’area geografica di origine, in modo volontario o accidentale.
Queste specie possono alterare lo stato degli habitat e degli ecosistemi naturali e, a volte, provocare ingenti danni economici ad attività produttive come l’agricoltura e lo sfruttamento di risorse silvo-pastorali, ma anche arrecare danni alla salute dell’uomo con gravi conseguenze socio-economiche.
A causa dei cambiamenti climatici che mutano gli habitat, o semplicemente perché riescono ad adattarsi trovando un ambiente favorevole, alcuni di questi organismi riescono a proliferare in maniera incontrollata, complice il fatto di non trovare, antagonisti naturali, divenendo così fortemente invasivi.
Favoriti dagli scambi commerciali e dal turismo, secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Ambiente, negli ultimi trent’anni, in Europa, il numero delle specie aliene sarebbe aumentato di oltre il 70%, per un danno economico che supera i 12 miliardi di euro.
Solo in Italia questa percentuale supera il 90%, con oltre 3000 specie, introdotte, principalmente in maniera volontaria, ma di cui appena il 15% è considerato di tipo invasivo. Tra queste, però, ve ne sono alcune che mettono a rischio la salute, come la zanzara tigre (potenziale vettore di numerose malattie), introdotta accidentalmente ormai molti anni fa, o altre che arrecano gravi danni economici, come il cinipide del castagno che ha messo in ginocchio l’intera produzione nazionale di castagne.
La lista degli organismi dannosi per i nostri ecosistemi è però ben più lunga, tanto che, sulla scia di altri Paesi dell’Unione, si è deciso di stilare una black list allo scopo di monitorare e arginare i danni arrecati alla biodiversità. A dare un ulteriore contributo contro questa grave minaccia sarà il nuovo programma LIFE Asap (Alien species awareness program), progetto cofinanziato dalla commissione Europea di cui si sono fatti promotori l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e Legambiente.
L’iniziativa è finalizzata alla diffusione delle informazioni, soprattutto nelle scuole, nei parchi, nelle pubbliche amministrazioni e addirittura nei porti e negli aeroporti perché, come dichiarato da Rossella Muroni, presidente di Legambiente, “è fondamentale che si sappia che un acquisto incauto può contribuire ad aggravare il fenomeno della perdita di biodiversità e a produrre gravi danni agli ecosistemi e alla salute”.
In copertina: foto “Crayfish” di coniferconifer, da Flickr. Utilizzo con la licenza CC https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/