Biondi Santi in mano ai Francesi
Il gruppo transalpino EPI investe sull’icona del vino italiano e diventa socio maggioritario del più illustre Brunello di Montalcino.
Se chiedessimo a una platea internazionale di wine-lovers di indicare alcuni tra i vini italiani più conosciuti nel mondo, una buona parte degli astanti risponderebbe menzionando il Brunello di Montalcino Biondi Santi, eccellenza del made in Italy e mito della tradizione enologica del nostro paese con la sua storia centenaria.
Lo stesso devono aver pensato i francesi del gruppo EPI di Christopher Descours decidendo di offrire la somma stratosferica di 107 milioni di euro per acquisire come socio di maggioranza 152 ettari di vigneti e la cantina della illustre famiglia ilcinese, che ne è la storica fondatrice. La famiglia Biondi Santi ha, infatti, legato la sua storia in maniera indissolubile a quella del celebre vino che produce ormai da 6 generazioni sulle colline di Montalcino, dove ha caparbiamente selezionato il clone di sangiovese che meglio si adattava a quel territorio, noto come sangiovese grosso o brunello, e vinificandolo in purezza ha dato vita nel 1888 alla prima bottiglia ad opera di Ferruccio Biondi Santi. Il continuo impegno della famiglia nella ricerca di qualità in vigna e in cantina ha creato nei secoli un vino in grado di evolversi come solo i migliori sanno fare: storica fu la verticale, tenutasi nel 1994, di 15 annate di Brunello Riserva tra la 1888 e la 1988 che confermò ai palati più illustri e fortunati del momento l’eccellenza del Brunello del Greppo nella sua longevità, apprezzata successivamente anche da “Wine Spectator” che ha inserito la Riserva 1955 nell’olimpo dei 12 migliori vini al mondo del XX secolo.
Vino longevo e aristocratico, il Brunello offre un bouquet aromatico caleidoscopico con sentori di sottobosco, confetture di frutta rossa, floreale di violetta, speziato di pepe nero, liquirizia e cannella dati dal giusto apporto del legno di maturazione e poi una componente eterea in evoluzione. Al gusto ripropone coerente la complessità olfattiva con tannino elegante, buona morbidezza e sapidità sostenute dalla tipica freschezza del sangiovese a costituire la spina dorsale di un vino che può riposare molti anni in cantina. La lunga persistenza gusto-olfattiva richiede l’abbinamento con piatti strutturati come carni rosse con funghi e tartufi, selvaggina come cinghiale e lepre o formaggi stagionati importanti. Si apprezza anche da solo come vino da meditazione.
Forte è il legame che si crea nel tempo tra territorio, vitigno e uomo, delineando l’identità e la tipicità di un vino, il cosiddetto terroir, valore aggiunto, in grado di trasformare una bottiglia di vino nel simbolo di eccellenza di un territorio. Il caso Biondi Santi è emblematico in tal senso, forse anche per questo che era nelle mire di diversi gruppi stranieri come Prada e LVHM che se lo sono fatto sfuggire per mano dell’emergente EPI Group. Descours è avvezzo ad acquisizioni nel campo del lusso e dell’artigianato di qualità, il suo gruppo possiede, infatti, diverse etichette di champagne come Piper-Heidsieck, Charles Heidsieck e Château La Verrière a Bordeaux. L’accordo concluso lo scorso dicembre prevede che la famiglia Biondi Santi rimanga all’interno della società, operando in sinergia con i nuovi proprietari, solo il tempo confermerà se la sua prestigiosa tradizione qualitativa verrà onorata degnamente rispettando il territorio e preservando il valore del brand Brunello di Montalcino, come si augura il Consorzio e anche tutti noi enoappassionati.