Arte

Beetroot: intervista allo street artist che trasforma stucco e acrilici spray in materia poliedrica

 

Beetroot si racconta in un’intervista esclusiva a Silvia Brutti.

Beetroot è nato a Roma nel 1974. Inizia il suo percorso nella Street Art nel 2009. La sua sperimentazione di materiali continua e raggiunge lo strano connubio tra stucco e acrilici spray per poi essere modellati con il trapano per ottenere un risultato materico e poliedrico. Espone a Roma presso la galleria Mondo Bizzarro, il MAAM (Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz), il centro culturale Pistoletto di Biella, la Graffik Gallery di Londra ma soprattutto sui muri di Roma, d’Europa e non solo.

Chi e Beetroot

Beetroot è un vecchietto con la testa il cuore e i sogni di un bambino, è un padre di famiglia, un romano che lotta tutti i giorni con i problemi di questa città, un ex impiegato di multinazionali, in sintesi … Una persona incasinatissima come tutte quelle che ho intorno con la sola differenza che ogni tanto qualcuno mi chiama artista.

Beetroot

Come nasce la tua arte

La mia arte nasce dalla mia stessa natura, dalla capacità di astrarmi, di distaccarmi per lungo tempo dalla quotidianità. Da qui le idee per le opere e l’attenzione per i dettagli inutili della vita.

Beetroot

Da dove nasce l’idea di trasformare la materia

L’arte materia rispecchia il Mio rapporto con l’arte stessa, c’è chi usa l’arte per rilassarsi, chi trova particolari significati nei tratti della pittura. Io ci litigo, ci faccio a pugni e quindi avevo bisogno di qualche cosa di particolarmente resistente ! Avevo bisogno di qualche cosa che resistesse, alla fine il risultato delle mie opere non è nient’altro che la mediazione tra quello che voleva essere un muro e quello che gli ho imposto.

Beetroot

Le tue opere sono piu da vedere o piu da toccare?

Entrambi, perché un murales è un dono che l’artista fa alla gente che vive in un determinato luogo, quindi i regali si guardano, si toccano …. Insomma si usano !

Beetroot

 

Quale opera ti rappresenta di più e perché

Ce ne sono diverse di opere che sento particolarmente vicine. Una tra queste l’ho realizzata a Ventotene perché per la prima volta, l’intero progetto è stato il risultato incrociato del lavoro di un fotografo, una modella, un light designer . Io sono stato il terminale di questa catena creativa. Era da tanto che desideravo realizzare questo tipo di collaborazione.

Beetroot

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Per il futuro c’è di sicuro il lavoro congiunto con le persone che ho sopracitato, perché la contaminazione tra le varie arti porta ad un risultato che mi soddisfa moltissimo.

Ritieni importante l’ausilio della fotografia a supporto della street art?

La fotografia e la street art sono arti vicinissime, complementari direi. La fotografia rende speciale la street art visto che in moltissimi casi l’unica testimonianza del passaggio effimero di indiscutibili capolavori e’ nelle mani e negli obiettivi dei fotografi e al contrario alcuni fotografi posso vantarsi di aver scovato dei grandi soggetti. Considero i fotografi compagni di avventura visto che ci collaboro quotidianamente.

Grazie per l’intervista !!!

Testo e foto di Silvia Brutti