Altaroma 2019, il “Paradise Garage” di Jeff Bark: non solo click, ma emozioni e accidentalità
In occasione di AltaRoma, E-go Times ha partecipato alla conferenza stampa al Palazzo delle Esposizioni di “Paradise Garage”, la prima mostra del fotografo statunitense Jeff Bark in Italia, scoprendo cosa si cela dietro i suoi scatti singolari
Il mio passato è la mia fotografia, quindi deve esserci un che di cinematografico al suo interno, ed è importante l’elemento fisico di essa: non si tratta semplicemente di fare click verso una persona di bell’aspetto, ma creare un vero e proprio atto d’amore.
Amore, passione, novità, questi sono gli elementi sulla quale si sofferma Jeff Bark, il fotografo californiano che stravolge i canoni della fotografia. In un mondo in cui chiunque può catturare dei momenti attraverso le immagini, decide di creare una location adatta alle sue esigenze, in cui nessuno è mai stato prima: un garage in una foresta, non lontano da dove abita. È proprio lì che crea le sue fotografie e vi aggiunge degli oggetti scultorei insoliti:
Amo tutto ciò che è usato e vecchio, nel mio garage c’è di tutto, qualsiasi schifezza.
Afferma Bark e ce lo mostra mentre ci fa spazio tra le sue opere. Ciò che differenzia la sua esposizione da qualsiasi altra in città, è il fatto che continua a toccare e a far toccare gli oggetti esposti, modificandoli, ma uscendone sempre soddisfatto:
È proprio sull’elemento scultoreo accidentale che mi soffermo, perché rendono vere le mie opere: è bellissimo tutto ciò che avviene, o non avviene.
Molte delle opere esposte sono frutto di un’influenza romana che non è avvenuta fisicamente, se non attraverso degli oggetti: il suo modo di rappresentare l’Italia, in particolare Roma, non è stato visitandola a lungo, bensì comprando dei souvenir di vecchi turisti ai mercatini delle pulci a New York.
È importante la sensazione che mi conferiscono gli oggetti.
Dettagli delle “schifezze” che compongono le sculture
Gli oggetti scelti ci regalano delle sensazioni fortissime che possono arrivare a caratterizzare un luogo, diventando elementi scultorei che quasi subordinano la presenza di persone nelle sue fotografie, grazie al loro elemento emozionale. L’importante per il creatore è rendere una fotografia significativa per il suo pubblico, così da poter lasciare in loro qualcosa di irripetibile, anche se ciò vuol dire usare l’escamotage dello scherzo: stereotipi, sentito dire o sciocchezze, che molto spesso non coincidono con il vero.
Molte delle sue fotografie, anche quelle che sembrerebbero le più realistiche, sono invece frutto di una creazione astuta e ingannevole: è l’esempio delle composizioni floreali come “Villa d’Este”, in realtà composte da solo plastica, o di “Bully”, in cui è rappresentato un lavandino ed un rubinetto con dell’acqua, che in realtà è resina. D’obbligo quando si guarda l’arte di Bark è chiedersi continuamente se ciò che si guarda è realtà o menzogna; e per chiunque volesse cimentarsi e provare in prima persona queste sensazioni, sarà possibile visitare la mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma, fino al 28 luglio.
– Lucrezia Reale
Per un approfondimento su Talking Legos di Ai Weiwei.