La Spada nella Roccia, tra mito e realtà
Alla scoperta della campagna senese, in un luogo senza tempo in cui la leggenda e la storia si fondono riportando alla vita le vicende di mitici re e prodi cavalieri.
Si narra che un dì l’Inghilterra fiorì
di audaci cavalier;
il buon re morì senza eredi e così
agognaron tutti al poter.
Soltanto un prodigio poté salvar
il regno da guerre e distruzion:
fu la spada nella roccia che un bel dì
laggiù comparì.
Al canto di questa ballata si apre l’indimenticabile film d’animazione “La Spada nella roccia”, prodotto dalla Walt Disney Production nel 1963 e basato sul romanzo di T. H. White dall’omonimo titolo pubblicato nel 1938. La storia riprende le leggendarie vicende del ciclo bretone, secondo cui re Artù scoprì di essere il legittimo erede al trono d’Inghilterra quando riuscì a estrarre Excalibur, la magica spada piantata nella roccia dal mago Merlino.
La leggenda però pare legarsi in maniera estremamente affascinante alla storia di un cavaliere italiano realmente esistito, e proclamato poi santo, che visse intorno alla metà del 1100.
Galgano Guidotti, San Galgano, nacque in Toscana, a Chiusdino in provincia di Siena, da famiglia nobile. Dopo una vita violenta e dissoluta consacrò la propria esistenza a Dio, diventando un eremita. Si narra che nel 1180 abbia deciso di impugnare la sua spada per l’ultima volta per conficcarla in una roccia, così da potersi ritirare in preghiera davanti all’elsa trasformata in una croce.
Proprio a Chiusdino, immersa nella silenziosa campagna senese ed avvolta da un’atmosfera fiabesca, quasi irreale, che sembra trasportare il visitatore indietro nel tempo, si staglia maestosa e solitaria l’Abbazia gotica cistercense di San Galgano. Per raggiungere la Rotonda di Montesiepi, il minuscolo eremo a pianta circolare, invece, bisogna camminare per una decina di minuti attraverso un piccolo sentiero panoramico. Qui, come reliquia del Santo, viene conservato solo il teschio, mentre pare che il corpo sia stato sepolto vicino alla sua spada, che ancora oggi, resta saldamente conficcata nella roccia.
La spada è protetta da una teca di cristallo da quando nel 2001, con un atto vandalico, un improbabile pretendente al trono d’inghilterra ne danneggiò l’elsa nel tentativo di estrarla.
Confermata l’autenticità della spada da numerosi studi ed esami e analizzando la linea temporale degli eventi storici, appare evidente che le storie del ciclo arturiano sono sicuramente posteriori. Non sarebbe azzardato ipotizzare, quindi, che le vicende di Galgano (il cui nome presenta oltretutto un’assonanza con uno dei cavalieri della tavola rotonda Galvano), magari portate in Britannia da menestrelli e cantastorie, possano aver ispirato la leggenda di re Artù e dei suoi cavalieri.
In copertina: foto “San Galgano Abbey, the real sword in the stone” di fry_theonly. Utilizzo con la licenza CC https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/
Al centro: foto “San Galgano – La navata centrale” di gengish skan, da Flickr. Utilizzo con la licenza CC https://creativecommons.org