Storytelling

6 piccoli seduttori a Roma: 3 metodi perfettamente fallibili

 <<C’hai quarche problema?>>

Gli altri due gli si fanno vicino. Sorridono anche loro, uno ha la gomma da masticare.
I 5 col giubbotto nero sono in piedi davanti a Claudio, Maurizio e Francesco, ancora seduti sulla scalinata di Piazza Trilussa.
In visita a Roma, Maury aveva riconosciuto l’accento delle ragazze sedute vicino a loro; sapeva di casa.
Hanno cominciato a chiacchierare in modo molto naturale. Le ragazze erano al primo anno di architettura e Fra, fresco di Laurea, si divertiva a dare consigli come un vecchio saggio.
Si sono ritrovati a parlare a coppiette, primandinaccorgersene.
Quando quei 5 sono arrivati, hanno sovrastato qualunque altro rumore; chiedevano alle ragazze se volevano andare a ballare e se avevano delle amiche.
Facevano loro molti complimenti.
Non c’è stato modo di continuare a chiacchierare.
Le ragazze erano infastidite e volevano andarsene; Maury, più spigliato e decisamente bello, propone loro di andare a bere qualcosa. È stato a quel punto che sono stati notati. Non li avevano mai presi direttamente di petto, si limitavano a fare baccano e battute allusive, fino a che Maury non ha risposto ad una.
Nessuno dei presenti aveva particolarmente voglia di litigare.
Per i giubbotti neri, fare complimenti alle ragazze o provocazioni ai ragazzi, era un modo come un altro per far passare una serata insieme. Erano sicuri e divertiti in ogni caso.
I ragazzi erano molto a disagio. Maury provava un po’ a ignorarli e un po’ a rispondere. Non capiva bene cosa dicesse il suo cervello, solo che urlava.
Fra cercava di continuare a parlare senza pause con la sua concittadina, provando a ignorare il tipo che lo stuzzicava davanti.
Cla era silenzioso come sempre. I 5 non erano minimamente nei suoi pensieri.
No. Lui osservava le ragazze, il loro comportamento lo affascinava.
Ce ne era una, la biondina magra, che continuava a ripetere alle amiche che lei a “questi” gli rispondeva a tono, che avevano capito malissimo… Eppure, continuava una strana obbedienza arrabbiata. Le chiedono un accendino? Glielo presta. Quando riceve un due di picche alla richiesta di restituzione? Ripete quanto avessero capito male, eppure continua a parlarci.
Una volta la chiamano, come un cane.
Lei va lì, si mette in piedi con le braccia conserte e l’atteggiamento di sfida… ma ci va. Ci va e resta a parlare.
Per Cla, era come cercare di capire le regole, guardando un gioco in cui tutti i giocatori sono tremendamente stupidi.

<<Ponte Milvio esiste solo di sera! Il giorno lo smontano. Io ci andrei pure, ma poi cado sulle impalcature del set>>

Risponde Davide.
“Cretino, ahahah, vai a parlarle, ho detto! Dai che se ne va”

Gli fa Marco.
Voleva un gran bene a Davide. Si erano conosciuti il 1° di ingegneria e alla fine scherzavano che potevano prendere una sola laurea in 2, tanti esami avevano copiato l’uno dal altro.
Anche quando erano in ufficio si scrivevano più loro che i genitori, e facevano parte di almeno 10 gruppi Whatsapp in comune. “Dà”, era un tappetto che se ne usciva sempre con delle battute folgoranti, di una cattiveria micidiale. Aveva la creatività, ma soprattutto i tempi.
Non sapeva spiegarsi come potesse essere così terrorizzato dalle donne.
È vero, aveva incontrato una quantità di stronze disarmante, ma era un po’ poco per quei flashback da veterano del Vietnam.
“Vedrai che non ti mangia!”
<<No, dai, ma ti pare che attacco bottone così in mezzo a una strada?>>
Ti piace… ORA! Ma non la riincontrerai a una festa stasera, Romeo
<<Sembro un pervertito>>
“Devi solo sederti al fianco sulla panchina, prima che finisca il gelato, e dire che il Tiramisù di Pompi è sopravvalutato. Fine.”
<<No dai, è una cosa idiota>>
“Hai bocciato tutto, se risponde a monosillabi pace, se commenta, magari vuole chiacchierare anche lei. Vai!”
Passano minuti ma ad entrambi sembrano ore, poi va.
Dà, si siede e fa:
<<Sai che è qui che Costantino ha vinto?>>
Uhm, no…
<<È figo qua, c’è un locale che fa i cocktail con i nomi di imperatori e quando…>>
– Sì, ok!
E si alza di scatto; se ne va sforzandosi di guardare verso il fiume.
“Hai visto? Non è successo niente” gli fa Marco quando la raggiunge.
<<Ma sì, quella si vede che è una che ride alla battute di Frank Matano>>
“Pure brutta dai. Oggi pome troviamo molto di meglio”
<<IO SONO STATO SCHIFATO DA UNA CHE ABBIAMO APPENA DECISO CHE È BRUTTA E STUPIDA! NON CI VOGLIO STARE QUI, VOGLIO TORNARE A CASA A LEGGERE ADORNO E RIPETERMI QUANTO FACCIO SCHIFO!!!” Gridò il suo cervello con tutte le forze. La sua bocca rispose solo <<Ma sì.Kyoto schiaccia Kyoto, quel famoso protocollo abruzzese, noto come l’accordo di Chieti>>

La Roma stava perdendo 3-0 contro il Crotone

La curva era impietrita.
Anche Pietro non riusciva a crederci.
Non andava allo stadio da una vita. Da quando era nato Tommaso. Oggi aveva lasciato il negozio 3 ore prima per sentirsi umiliato e dover consolare il figlio.
<<…faccio allenare dall’Iphone X!!>>
Si girò. La voce veniva dal posto dietro di lui. Lei era l’unica che ancora si alzava a sbraitava.
“Vedi se il cellulare ci fa fare anche lo stadio”
<<La Raggi già gli ha chiesto come se la cava coi bilanci. Meglio di no… sai com’è… i doppi incarichi…”
“Meglio! Tanto io oggi vendo la cittadinanza romana a metà prezzo, causa vergogna”
L’ultima metà del secondo tempo la partita sparisce. La passa con un occhio sul bambino e uno a chiacchierare con lei. Poi gli occhi si allineano e ci sono solo loro 2 a ridere e scherzare.
Pietro, in 3 anni e 3 mesi di matrimonio, non è mai riuscito a portare Grazia allo stadio. E lei non aveva neanche mai finto di interessarsi. Si erano sposati di corsa, coi genitori di entrambi per niente d’accordo… ma bisognava sbrigarsi. La vita però non era come sperava, ma nemmeno come provava a renderla. Con Grazia, negli ultimi tempi, avevano trovato un equilibrio: si parlavano pochissimo. Così nessuno si arrabbiava e nessuno ci rimaneva male. Poteva passare intere settimane in cui il suo unico incarico a casa era uscire a comprare la spesa che mancava.
E a lui piaceva così tanto ridere.
“Nooo, pazzesco! Ti ci devo assolutamente portare, non puoi perdertelo”
Le disse ridendo forte.
Erano gli unici di buon umore. Stavano uscendo dalla lunga fila.
“Ti lascio il mio Whatsapp così ti mando la posizione quando ci passo”
<<Certo! Ti sfido! Se mangi più di me, pago io>>
Aveva Tommaso in braccio e lo sposta sul lato sinistro per estrarre il cell dalla tasca.
C’erano 3 notifiche di Grazia.
– Vi siete divertiti?
– A che ora passate?
– Ah! A casa non c’è niente, al ritorno vi fermate a prendere la pizza?
Pietro rimase diversi secondi a fissare lo schermo.
“Nah, si è scaricato. Comunque è buonissimo. Senti, scusa ma devo scappare” e si allontanò.
Lei rimase sbalordita. Che gli era preso? Come si era permesso? Coglione!
Prese l’iphone e richiamò l’ultimo numero.
<<Pronto amore? Sì, qui è finita. Senti, mi passi a prendere al ponte?>>

– Matteo Merolla

Leila Tavi

Leila Tavi is a journalist specialized in Russian Politics and Culture and PhD c. in Russian History at the University of Vienna under the supervision of Prof. Andreas Kappeler. She studied Political Science in Vienna and Rome, graduating in History of Eastern Europe at Roma Tre University, with Prof. Francesco Guida and a thesis on travel reports about Saint Petersburg by West Europeans at the beginning of the XIX Century. Previously she obtained a degree in Foreign Languages, with a specialization in German Philology at the University of Rome «La Sapienza». Her new book "East of the Danube" is coming soon.