The Place: l’alto prezzo da pagare per i propri sogni
Dopo il successo della scoppiettante commedia Perfetti Sconosciuti, Paolo Genovese torna alla regia presentando alla XII edizione della Festa del Cinema di Roma The Place, un film drammatico, a tratti inquietante, e dal sapore teatrale, che lascia molte (forse troppe) domande senza risposta.
The Place è un crocevia di sguardi, persone, sofferenze, desideri: bisogni e speranze umane si raccontano, si intrecciano e convergono davanti a un uomo e alla sua agenda.
Il protagonista (Valerio Mastrandrea) è un volto senza nome, seduto in fondo al locale e, in qualunque momento del giorno e della notte, incontra persone diverse: le ascolta, impassibile e neutro, cercando, con l’aiuto della sua “magica agenda” di trovare una soluzioni ai più disparati problemi e alle diverse esigenze.
Il suo diario ha la soluzione a ogni male e il suo atteggiamento distante e imperturbabile sembra non avere mai una caduta o un picco: il dispensatore di soluzioni non è Dio, non è un angelo, non è il diavolo, ma uno strumento per raggiungere sogni e desideri, a volte impossibili.
Tutto ha un prezzo e il prezzo del riscatto per i propri sogni è spesso alto: uccidere una bambina, ad esempio, far scoppiare una bomba in un locale pubblico o picchiare a sangue qualcuno.
A cosa sei disposto a rinunciare per raggiungere il tuo obiettivo? Molto spesso il prezzo da pagare è la lotta con la propria coscienza e Mastrandrea, moderno deus ex machina, forse rappresenta proprio questo, un dialogo senza veli con la parte più cinica, meschina e scoperta del fondo della nostra coscienza.
L’azione scenica del film è limitata ai dialoghi e agli sguardi degli attori (un cast eccellente) e l’idea, inizialmente intrigante e potenzialmente interessante, finisce con l’annoiare dopo una ventina di minuti.
Solo sguardi, minime azioni sceniche, dialoghi serrati e ogni tanto l’intervento di una curiosa e generosa cameriera (interpretata da Sabrina Ferilli) riempiono lo schermo.
Il film, che trae ispirazione dalla serie televisiva americana The Booth at the End vuole essere misterioso e intrigante, ma dopo un’iniziale stordimento, rimane solo un’interessante impalcatura da sviluppare e da approfondire.
Lo sviluppo delle singole vicende, infatti, è lasciato totalmente all’immaginazione dello spettatore e ai dialoghi tra Mastrandrea e il povero “diavolo” che si trova, a turno, di fronte: per quanto le interpretazioni degli attori siano efficaci, le storie non appassionano e lo spettatore finisce sempre per aspettarsi qualcosa che non accadrà mai.
Genovese ha voluto esplorare territori diversi dalla commedia alla quale siamo abituati, ma il risultato è solo un’abile tentativo: un castello di carta filosofico che cade al primo soffio.
– Sarah Mataloni
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Foto e video: courtesy Festa del Cinema di Roma
Foto del red carpet e del photo call: © Vittorio Zunino Celotto/ Getty Images
Foto della conferenza stampa: © Ernesto S. Ruscio/Getty Images
Scheda del film
Regia: Paolo Genovese
Attori: Valerio Mastrandrea, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino, Silvia D’amico, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi, Sabrina Ferilli, Giulia Lazzarini
Genere: Commedia
Paese: Italia
Durata: 105′
Distribuzione: Medusa Film
Uscita: 9 novembre 2017
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