Oltre Twilight, con Mae Nak l’orrore arriva dall’Oriente
Piccolo glossario della paura per rimettere ordine nel nostro immaginario orrorifico volgendo lo sguardo all’Estremo Oriente.
Premesse:
che i divoratori di libri dimentichino per un attimo il Dracula di Bram Stoker (e non è una bestemmia).
E gli appassionati di cartoni accantonino la maschera di Dio Brando e finanche l’albero genealogico dei Joestar, non siamo in un anime.
Ai patiti del romanzo gotico d’amore consigliamo per una volta di togliersi dalla testa Twilight, Vampire Diaries e derivati, questa volta niente sfavillii di diamanti o finti studenti.
Ora, fatta piazza pulita dei classici ormai un po’ usurati (possiamo dirlo? Diciamolo!), eliminati tutti i riferimenti ai prodotti cinematografici e seriali che hanno edulcorato l’impatto emotivo del nostro senso dell’orrore, possiamo procedere oltre.
Prima di tutto ridefiniamo in 4 velocissimi passi le matrici dell’effetto ‘paura’.
Passo 1. Cos’è uno spettro.
La parola spettro designa il fantasma, il doppio, ma ha anche un significato ottico: immagini giustapposte che danno vita a una scala di colori e che, per rifrazione o diffrazione, corrispondono alla scomposizione della luce bianca. Quindi lo spettro di luce bianca sostituisce in un singolo più componenti. Adesso, riprendendo la definizione di Jean Buidrillard, la ‘moltiplicazione’ cagionata dall’effetto ottico si può intendere come spettralità abitata dal vuoto, mentre nel secondo caso non c’è possessione ma l’ipotetico individuo spettrale viene a trovarsi in uno stato di estrapolazione che va tutto in esteriorità.
Può suonare complesso da intendere, ma la definizione di Buidrillard ci suggerisce un approccio poco scontato al concetto di fantasma.
Passo 2. La tecnica del Castello dei Carpazi di Jules Verne
Verne cinque anni prima di Dracula scrisse Le Château des Carpathes (1892), dove narra che “per mezzo di specchi inclinati secondo un certo angolo calcolato da Orfanik, quando una forte luce illuminava il ritratto posto davanti ad uno specchio, la Stilla appariva, per riflessione, altrettanto ‘reale’ come quando era nella pienezza della vita”.
Ecco nel romanzo gotico ottocentesco la comparsa di quello che potremmo definire un primo ologramma.
Passo 3. Il tema dell’eterno ritorno
Ritornare in vita, esperire una seconda possibilità, mettere in movimento i morti, vedi alla voce zombie, mummie, il vampiro che sorge dal suolo. Il defunto errante. Lo stato di morte oltre la fissità.
Signore e signori: Les Revenant.
Passo 4. Lo sguardo della paura.
Il volto del terrore insiste nel doppio: la paura si mostra contemporaneamente negli occhi di chi la ispira, così come fa tremare le pupille di chi la prova.
E qui non servono ulteriori commenti.
Ristabiliti così alcuni punti saldi, scrolliamoci di dosso tutto il portato culturale di matrice occidentale e prepariamoci ora ad accogliere, con rinnovato interesse, gli spiriti famelici legati alla non-morte. Volgiamo lo sguardo a oriente.
Abbiamo deciso di adottare come guida il libercolo di Alessandra Campoli, un testo che riporta agli archetipi notturni e malinconici che distruggono e annientano: “MAE NAK – donne vampiro e spiriti famelici dal lontano Oriente”. Un micro-viaggio tra le insenature della paura nei territori della Malesia e della Thailandia per scoprire le creature che abitano l’immaginario popolare del grande Far East.
1. Phi
Secondo tradizione esistono una serie di creature notturne che vivono in una dimensione parallela a quella umana: queste creature sono denominate Phi e agiscono nei pressi delle case dei centri urbani, influenzando la vita dei loro vicini e, a volte, abitando i corpi umani. Non a caso, nei secoli scorsi, furono registrate curiose morti di uomini filippini per arresto cardiaco durante la notte, per poi ripetersi non poche volte nel corso del Novecento, finché negli anni Novanta del secolo scorso una ricerca registrò più di 2000 casi di paralisi cardiaca durante il sonno. Il folklore vuole che dietro questi decessi, inspiegabili a detta dei medici, ci fossero proprio le Phi, che tentavano di catturare la loro vittima durante il sonno, causandone la morte.
2. Mae Nak
Dei miti Thai il più famoso è, senza alcun dubbio, la leggenda di Mae Nak. La storia narra di una coppia di innamorati: lui, Mak, viene mandato in guerra mentre lei, la bellissima Nak, rimane a casa incinta e muore per le conseguenze del parto insieme al figlio. Al ritorno dalla guerra Mak, però, ritrova entrambi a casa come se niente fosse e crede di continuare a vivere la sua vita, finché non fa cadere un oggetto dal tavolo e, chinando la testa nel raccoglierlo, vede che la moglie è un fantasma. A quanto pare è stato possibile svelare l’arcano, poiché Nak viveva come spirito in una dimensione parallela ma contraria alla nostra, motivo per cui Mak la riconosce mettendo la testa sotto-sopra, spostando il suo punto di vista “al contrario”.
Oggi è possibile visitare il tempo di Mae Nak a Bangkog e i Oggi è possibile visitare il tempio di Mae nak a Bangkok dove i “fedeli” che offrono tributi all’altare, spesso pregano per i mariti coscritti in guerra o per la gravidanza. Molti film sono stati prodotti riguardo alla leggenda di Mae Nak, tutti volti a sottolineare l’amore della donna verso il marito sebbene quasi tutti siano di genere Horror.
3. Il Revenant
Nonostante questa bellissima storia, Nak rimase un fantasma mentre la figura mitologica più agghiacciante è il Revenant, che non è Leonardo Di Caprio, bensì un essere deceduto. Un non-morto che, non ancora pronto ad abbandonare il mondo dei vivi, resta attaccato alla nostra dimensione, divenendo una presenza molto pericolosa. Secondo i locali sono chiamati Pret. I Pret sono consapevoli di essere vincolati in una dimensione parallela, a cavallo tra la vita e la morte, come accennato prima per le Phi, ma sono anche dotati di tratti vampireschi e di una rabbia incontrollabile per non essere stati accettati nell’aldilà; una rabbia che li porta a patire terribili sofferenze. Quelli invece che iniziano a nutrirsi di vittime umane si distinguono da quelli che abbiamo appena descritto, perché ancora sperano in un legame con la vita, i Phi Thai Hong, nati da coloro che sono periti a seguito di una morte violenta, nonché i più simili alla figura del vampiro.
Ora a voi la possibilità, dopo tutte le scorpacciate di Twilight e similari, di seguire nuovi (antichissimi!) percorsi misteriosi, apparentemente lontani ma, in fondo, anche molto vicini se guardiamo alla nostra tradizione orale, a quella storie di pura paura che i nonni o i vecchi di paese tramandavano di generazione in generazione. E che oggi sempre meno si usa fare. Quantomeno per avere, anche noi, qualcosa per alimentare gli incubi dell’insopportabile fratellino minore che i diari dei vampiri li conosce ormai a menadito.
Fonti:
Jean Buidrillard; Figures de l’alterité, Descartes et Cie,1994
Jean Louis Leutat, Vita dei fantasmi, le Mani – Microart’s Edizioni, 2008
Alessandra Campoli, MAE NAK – donne vampiro e spiriti famelici dal lontano Oriente, Exorma edizioni, 2011
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