La storia: Fausto Cabra porta in scena il romanzo di Elsa Morante
La storia: portare in scena il famoso romanzo di Elsa Morante può essere molto rischioso perché l’operazione richiede di essere rispettosi della parola scritta, trasportando sul palcoscenico le emozioni, il dolore e tutta la vita che scorre in un romanzo così potente e drammatico.
Fausto Cabra, regista de La Storia, in scena al Vascello fino al 19 febbraio, centra l’obiettivo, calibrando con il giusto ritmo il rispetto del testo e la grande emotività che regge l’ ossatura ” spirituale” della messa in scena.
Un equilibrio “perfetto” che tende e al rispetto dell’ essenza del romanzo e alla ricerca, al tempo stesso, di soluzioni sceniche creative capaci di trasmettere in due ore, sei lunghi anni di storia, tradotte in emozioni e in un dolore sempre presente.
Marco Archetti, drammaturgo dello spettacolo, ha avuto il non facile compito di estrapolare dall’enorme volume della Morante alcune tra le vicende più significative contenute all’ interno del poderoso romanzo.
A un anno dalla sua pubblicazione, nel 1974, La storia riuscì a vendere ben 800 mila copie, per il suo carattere universale e per la capacità trasversale di riuscire a parlare proprio a tutti. Eppure, il romanzo della Morante fu tanto amato quanto discusso, diventando un vero e proprio caso editoriale.
I veri protagonisti di questa vicenda, sono esseri umani colti nella loro quotidiana miseria, eppure uniti dal grande desiderio di vivere, nonostante tutto.
Ida, Useppe e Nino sono tre “pedine” funzionali allo scorrere del tempo, devono tenere il passo della storia, che scorre inesorabile ed è la grande e vera protagonista, spettatrice esterna dell’ agire umano.
Siamo a cavallo tra il 1941 e il 1947 e La storia attraversa, in particolare, le vicende di Ida Ramundo, maestra di origine ebraiche e dei suoi figli, Nino, figlio nato dal primo matrimonio, e Useppe, nato dallo stupro da parte di Gunther, un soldato nazista, che riesce a intrufolarsi nel minuscolo appartamento di Ida per violentarla.
Nonostante il dolore, le perdite e la miseria, la vita scorre ugualmente, tra Useppe che muove i primi passi, pronuncia le prime parole e le bombe che cadono sui tetti delle case portando distruzione e morte.
Pur non toccando il cuore della narrativa, che è palpabile nel dolore trasmesso da Ida Ramundo, l’adattamento porta in scena un gran numero di personaggi, interpretati, in due ore esatte di messa in scena, da soli tre attori.
Sei anni di “storia” condensati negli sguardi e nei continui ” travestimenti” dei protagonisti maschili.
Alberto Onofrietti (Nino) e Francesco Sferrazza Papa (Useppe) devono quindi moltiplicarsi, trasformare i loro volti, interpretare personaggi diversi e intrecciare più voci.
Francesco Sferrazza Papa è il piccolo Useppe, credibile e molto tenero dai primi vagiti fino ai 5 anni, capace di regalare i pochi momenti di tenerezza e di dolcezza che lo spettacolo riserva.
Alberto Onofrietti, invece, dopo aver interpretato Nino con una vitalità strabordante e un ottimismo che cede spesso il passo all’ingenuità, si cala nei panni di Carlo Vivaldi/Davide Segre, dotando il personaggio di un pessimismo amaro e di un destino senza speranza.
L’asse portante del dolore onnipresente e il termometro emotivo dell’intera messa in scena è invece Ida (Franca Penone) , che disegna e modula il dolore in tutte le sue declinazioni: dalla disperazione per la perdita del marito per un cancro, al muto dolore per il riconoscimento del cadavere di Nino, fino alla rassegnazione per Useppe, unico legame d’ amore rimasto.
Un trio di attori eccezionali si muove agilmente in scena, vivendo con una grande forza emotiva le vicende che si succedono anno dopo anno, grazie (oltre al talento) a un gioco luci molto curato, capace di disegnare e trasformare gli ambienti e persino di “giocare” con le diverse espressioni emotive degli interpreti.
Fausto Cabra dirige uno spettacolo con tempi scenici ben precisi e con una potenza emotiva molto forte, guidato dal talento e dall’istinto dei tre interpreti, supportato da un disegno luci molto accurato e da un sonoro capace di esaltare e di valorizzare la già straordinaria prova interpretativa dei tre attori.
Uno spettacolo potente.
Foto: Courtesy of Teatro Vascello