White out- o dell’ascensione
Certe volte si ha l’impressione che esista un filo invisibile tra le cose. Forse è solo suggestione ma avere sul comodino La leggenda dei monti naviganti di Rumiz e ritrovarsi con sorpresa in teatro a vedere uno spettacolo come questo è qualcosa che ti fa riflettere su come le cose si chiamino tra loro.
Fuori è primavera, è il 22 marzo, ma dentro, appena scendono le luci, ti trovi immerso in una bufera di neve che quasi ti sembra di sentirlo quel freddo glaciale. White out è un fenomeno che si verifica su un suolo già innevato su cui nuvole basse e cariche di umidità, riversano fitti fiocchi, in aggiunta il forte vento contribuisce ad alzare neve “polverizzata”. Il suolo non si distingue dal cielo.
Siamo catapultati in montagna, su, in alto, tra la neve e il vento, unica tregua una notte stellata che la voce narrante ci dice essere quella prima della partenza. Gli alpinisti sono lì che lottano con contro la furia di quell’elemento che per il suo candore sembra innocuo ma che gli scalatori sanno essere mortale.
La montagna è l’elemento principale ma non la vedi, non è una scenografia, è una presenza, è l’azione dei ballerini-circensi che ci fa percepire la fisica della grande assente.
Morte, vita, distacco, relazioni, gelosie, coraggio e poi ascensione. Sì perché si sale, la tensione è verticale, come nella vita ci sono mani che si sollevano, qualcuno con più esperienza ti indica la strada ma poi metterci i piedi e le mani lo fai da solo. Certe volte la corda che ti lega è d’intralcio, altre ti salva la vita perché si cade e devi essere lucido, fare delle scelte rapide, sulle montagne della Vita potresti trascinare giù quelli legati a te, nel baratro.
Un elemento estraneo eppure onnipresente la grande sfera da sala da ballo, trascinata, sollevata a fatica, non è abbandonata neanche nell’ultima ascensione. Una suggestione: che quella rappresenti la sfera affettiva? Vuoi perché è una sfera, vuoi perché sembra essere qualcosa di prezioso ma al contempo pesante e fragile, che non puoi lasciare indietro anche o forse soprattutto se scali.
White out-la conquista dell’inutile è una metafora della vita che come tutte le vere opere teatrali, fa patire (in senso etimologico) lo spettatore, poiché solo con il rispecchiamento, qui ancora più potente perché di una fisicità sconcertante, l’essere umano comprende, impara e risorge.

Creazione, Direzione e coreografia: Piergiorgio Milano ( Orbita|Spellbound Centro nazionale di Produzione della Danza)
Performer: Javier Varela Carrera, Luca Torrenzieri, Piergiorgio Milano,
Design luci: Bruno Teusch
Sound design: Federico Dal Pozzo
Soundtrack: Piergiorgio Milano
Costumi: Raphaël Lamy, Simona Randazzo, Piergiorgio Milano
Scenografia: Piergiorgio Milano
Le prossime date in calendario sono:
29 marzo Teatro Delle Muse, Ancona
2 aprile Bitef Theater, Belgrade Dance Festival
4 aprile National Theater Subotica, Belgrade Dance Festival
9 aprile Teatro Bonci Cesena
Pamela Mattana