Invisible Lives in Rome: Pierre, il giramondo di Perpignan
Nel quartiere di San Paolo, a Roma, in una roulotte, vicino alla Scuola “Principe di Piemonte”, vive ormai da anni un uomo, Pierre, 66enne di origini francesi, in compagnia della sua cagnetta che mai lo lascia né si allontana da lui.
Nato a Perpignan, Francia, nel 1950, Pierre a soli 17 anni si arruola nella Legione Straniera francese dove rimarrà fino al 1974. “La Legione a quei tempi era un luogo infernale, all’interno entravano tutti, bravi ragazzi e criminali, solo poco prima che morisse De Gaulle, nel 1968-’69 qualcosa cambiò in meglio”, mi dice Pierre.
Gli anni che vanno dal 1967 al 1974, Pierre non li dimenticherà mai perché lo porteranno a vivere per un anno un evento drammatico come quello della Guerra in Vietnam; della guerra non ne parla molto, ma ciò che ricorda bene è il dopo: “persi molti amici, gli amici della mia adolescenza, fratelli con cui avevo passato ogni giorno della mia vita in quegli anni”, aggiungendo “cominciai a bere quasi 3 litri di alcool al giorno, era dura, mi sentivo debole e perso dentro e allora decisi di cambiare aria”.
Finito il periodo nella Legione Straniera, dopo aver viaggiato e visitato luoghi come la Jamaica, il Brasile e la Colombia, torna a casa, dove il padre, rimasto vedovo da quando Pierre aveva soli 2 anni, si è risposato con una donna tedesca decidendo di andare a vivere in Germania.
Famiglia e mancanza di amici lo spingono a trasferirsi in Germania dove rimarrà per 17 anni, prima lavorando come operaio, poi come direttore di sala in una birreria. “Il proprietario decise di venderla, io ormai ero socio e mi venne in mente di comprarla, ma fu un mio grande errore…”, infatti Pierre non si rende conto in un primo momento che il proprietario gli aveva lasciato circa 15 milioni (delle vecchie lire italiane) di debiti, che lui mai sarebbe stato in grado di pagare. “Non è sbagliato dire che nella vita non si vive di rimorsi, ma io ne ho due, quello di aver fatto il militare e quello di essermi trasferito in Germania”.
Nel 1993 Pierre cambia vita, arriva in Italia iniziando a lavorare a Catania come operaio per un camping estivo, “non fui mai pagato dal proprietario dopo mesi che lavoravo, questo rese le mie tasche vuote e da quel momento cominciai a vivere in strada”, prima a Napoli, dove rimane per 7 anni definendola “il più bel ricordo della mia vita. A Napoli c’è una filosofia di vita completamente diversa, la povertà non è solo in strada, mi sentivo coccolato e amato, c’era sì il male, ma anche il buono e quando mi mancava qualcosa, la comunità mi dava sempre un aiuto”.
Oggi Roma e il quartiere San Paolo-Garbatella sono la sua realtà, qui ha trovato amici, “i bambini della Scuola di fronte, quando mi vedono, mi chiamano zio, mi vogliono bene, spesso controllo l’uscita dalla scuola alle 16.30 di ogni giorno”, ma anche nemici dice, “gente che mi vede come un criminale perché dormo in roulotte”….proprio la roulotte, regalata a Pierre da un abitante del quartiere, luogo che ogni notte lo riscalda e gli da la possibilità di poter cucinare qualche piatto italiano, “le tagliatelle ai funghi porcini sono il mio piatto preferito, anche se i tortellini mi piacciono molto”.
“In Italia mi hanno sempre trattato tutti benissimo, mi hanno curato (Pierre è cardiopatico) quando sono stato male e ho avuto un infarto”; quando gli chiedo se si sente in grado di dare consigli ad altre persone che vivono in strada come lui, Pierre risponde di no, ma aggiunge “ogni delusione, ogni periodo negativo che può portare alla depressione, non deve mai e poi mai trovare nell’alcool o nella droga una possibile via d’uscita…l’alcool non è una fuga, l’alcool è un tunnel buio, troppo buio da poterne uscire facilmente”.
Marco Patassini
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Foto Copertina © Marco Patassini